Alfano frena a tavoletta: «Non è partita alcuna raccolta di firme in vista del Consiglio nazionale, e comunque la prima frase di qualsiasi documento sottoscrivessi sarebbe il riconoscimento della leadership di Berlusconi». Lupi segue a ruota: «mai messa in discussione la leadership di Berlusconi. Al Consiglio nazionale il Pdl si metterà “in sonno”».
La scissione, dunque, probabilmente non ci sarà. La mossa del capo, che ha negato al delfino il diritto di mantenere comunque in campo il Pdl ha chiuso i giochi. Senza quel simbolo, Angelino dovrebbe dar vita a una lista anonima che faticherebbero a raggiungere il 2%, e lo sa. A questo punto non è neppure detto che il Consiglio nazionale in questione si riunisca davvero. La resa, sempre più vicina, dei «governisti» potrebbe renderlo superfluo.
Resterebbe, è vero, il caso Marina. Domenica i beninformati la davano già in campo, profetizzavano l’incoronazione della principessa ereditaria per l’8 dicembre. Ieri la diretta interessata ha smentito: «Non ho mai avuto e non ho alcuna intenzione di impegnarmi in politica». Gli annunci sulla «discesa in campo» non andavano presi sul serio. La smentita un pochino di più ma non troppo. In casa Berlusconi le dinamiche della comunicazione le conoscono bene. Sanno perfettamente che le carte vanno giocate al momento giusto: mettere in campo ora una candidatura per elezioni che potrebbero arrivare chissà quando sarebbe suicida.
Dunque nel giro di poco più di un mese al posto del Pdl ci sarà Forza Italia e il cambiamento non riguarderà solo il nome del partito. Nei confronti del governo, Fi non sarà mai tenera. Nascerà sulle ceneri delle larghe intese. Ciò non significa tuttavia crisi immediata. I numeri potrebbero non bastare, le resistenze dei senatori potrebbero tenere banco di nuovo. La strategia di chi lavora per la crisi sarebbe piuttosto un lavoro di sponda con Matteo Renzi, che proprio dall’8 dicembre dovrebbe essere leader del Pd, in vista di un «incidente» che, prevedibilmente, potrebbe «capitare» in gennaio.
Ragionamenti e calcoli che non tengono però conto della variabile impazzita: il voto sulla decadenza del Perseguitato. Ancora ieri mattina il medesimo tuonava contro Alfano, ripetendo che vuole vederlo alla prova in quella dolorosa occasione. In soldoni: chi, dopo la decadenza, sosterrà ancora il governo sarà considerato traditore imperdonabile. A chi mostrerà nei fatti la lealtà al capo cacciato dal Senato potrà essere invece perdonato quasi tutto.
Quando arriverà il sospiratissimo voto? Per ora bisogna ancora precisare se si tratterà di voto palese o segreto. Lo deciderà, a maggioranza, la Giunta per il regolamento che si riunisce oggi, ma probabilmente voterà domani. L’esito è da fotofinish. A far pendere la bilancia da una parte o dall’altra sarà probabilmente il voto ancora incerto di Linda Lanzillotta, di Sc. Per ora propenderebbe per la conferma del voto segreto, ma non è detta l’ultima. Se dovesse optare per il voto palese, l’incidente sarebbe clamorosissimo. Su un caso di tale delicatezza, una oggettiva forzatura verrebbe decisa con una Giunta spaccata a metà. A quel punto per i berlusconiani negare al capo la solidarietà, anche fino alla crisi, diventerebbe quasi impossibile-
Sciolto questo nodo, la conferenza dei capigruppo fisserà la data del voto: quasi certamente entro novembre. E i senatori, secondo l’ultima trovata dei falchi, dovrebbero votare con palazzo Madama circondato da un immenso girotondo composto da migliaia e migliaia di berlusconiani doc.