Mentre all’Eur Berlusconi fa fuochi artificiali e prepara gli ultimi giorni della sua vita da libero cittadino, al centro di Roma Angelino Alfano riunisce la convention del Nuovo centrodestra, conta le truppe e prova anche lui, come può, di alzare i decibel. «Il nostro equilibrio è stato violentato dagli estremisti. Noi lo diciamo a Silvio Berlusconi. Qui c’è gente che gli vuole bene ma che si era stancata dell’idea che il nostro movimento politico finisse in mano agli estremismi».

La risposta degli «estremisti» non si fa aspettare, e sono bombe a grappoli. «Alfano e il suo Nuovo centrodestra sono come quelle cellule di terroristi che col sorriso sulle labbra vigliaccamente sparavano alle spalle dei loro obiettivi, con la complicità morale dei salotti della sinistra». E così Michela Biancofiore («Il suo è il bacio di Giuda»), Maria Stella Gelmini («Incoraggia il livore della sinistra contro Berlusconi») e Raffaele Fitto («Non si capisce come un serio e rispettabile moderato come lui abbia potuto confondersi per anni con tanti estremisti, arrivando a divenirne il ministro della Giustizia, poi il segretario politico, poi il ministro degli Interni, nonché vicepremier e capodelegazione, prima di scrollarsi di dosso queste inaccettabili e squalificanti compagnie»).

Il copione degli scontri verbali fra le due correnti del post-berlusconismo va avanti fino a sera. Alfano, al Tempio di Adriano – location elegante ma minimal a paragone con i fasti del Cavaliere, qui c’è una scenografia monacale, una pedanina e nessun palco per gli oratori – prova a entusiasmare i rappresentanti dei territori che saranno il punto di forza della nuova formazione liberata, è la promessa, dalle decisioni dall’alto, ovvero dalla sindrome del padre-padrone: «Basta centralismo. L’assetto del nostro partito sarà federale», andrà avanti chi «ha merito e voti». Obiettivo, entro Natale, «almeno un circolo negli 8000 comuni italiani». Del simbolo ancora non c’è traccia. Verrà presentato il 7 dicembre, annuncia il ministro Maurizio Lupi in versione presentatore, al battesimo ufficiale della forza politica.

Intanto si contano le truppe. Presenti i ministri Gaetano Quagliariello, Nunzia De Girolamo, Beatrice Lorezin. All’appello hanno risposto 30 senatori, Schifani compreso, 29 deputati più sette di Strasburgo, 16 assessori regionali, 88 consiglieri e un presidente di regione, il calabrese Scopelliti. Ma ne mancano ancora tanti, giura Lupi. Arriveranno il 7 dicembre, a decadenza avvenuta e dopo che i fratelli coltelli forzisti saranno passati all’opposizione.