Annusano il pericolo gli alfaniani. A tal punto che, fin dal mattino, Maurizio Sacconi dà per scontato che Matteo Renzi si rivolgerà in primis a loro per il possibile, futuro esecutivo. E inquadra così il rapporto con il Pd: «Gli unici governi possibili in questa legislatura sono governi di coalizione che si sostengono nel reciproco rispetto di forze politiche normalmente contrapposte, e sulla base di cronogrammi puntigliosamente concordati nelle virgole e nei tempi. E ciò vale tanto per Letta quanto per Renzi». Nel tardo pomeriggio, dopo una riunione con i gruppi parlamentari, Angelino Alfano ribadisce il concetto: «Noi siamo il centrodestra, e se ci renderemo conto che non ci sono le condizioni politiche per far valere le nostre istanze, diremo no alla nascita del nuovo governo». Con una ulteriore puntualizzazione: «Se sarà possibile realizzare gli obiettivi che abbiamo deciso di darci, faremo parte di un governo di emergenza, o di servizio o di necessità che dir si voglia. Ma non di un governo politico».

Di fronte alla prova di forza renziana, la linea del Ncd finisce per contemplare anche l’extrema ratio del voto anticipato. Una consultazione in cui gli ex berlusconiani avrebbero tanto da perdere e pochissimo da guadagnare. Ma tant’è: «Il prossimo governo deve essere concepito su un programma equilibrato – osserva Alfano – e deve puntare a fare grandi cose. Altrimenti si va subito al voto». I dettagli sono sintetizzati da Gaetano Quagliariello: «I temi su cui vogliamo confrontarci sono il lavoro, meno tasse su famiglie e imprese, tagli alla spesa pubblica e riforme istituzionali». Più approfondito Roberto Formigoni: «Un programma scritto scritto nero su bianco, alla tedesca, che preveda cose da fare come l’eliminazione della legge Fornero, l’abbattimento del cuneo fiscale, la semplificazione normativa sul lavoro, provvedimenti per la famiglia e l’innovazione, e quelle da non fare come i matrimoni gay e le unioni civili».

Nonostante le parole di Renzi («una fase nuova con un esecutivo nuovo che si ponga l’orizzonte naturale della legislatura, da condividere con l’attuale coalizione di governo»), sono tanti i dubbi degli alfaniani sull’effettiva volontà del rottamatore di dare seguito ai proclami. «Ci aggiorneremo nel fine settimana – anticipa così il leader Ncd – dopo che sarà chiaro il calendario delle consultazioni al Quirinale. Sarà il momento in cui avremo modo di avviare anche le consultazioni con i nostri 40mila aderenti in 4mila circoli, e con i nostri amministratori. Ascolteremo la base, per sapere se la linea è condivisa dai territori».

Nel mentre, nel palazzo Santa Chiara dove si sono riuniti i gruppi parlamentari e dove Alfano (con Schifani e Quagliarello) sta finendo la conferenza stampa, deputati e senatori Ncd continuano a discutere. Arriva anche Maurizio Lupi, che di fronte ai dubbi dei colleghi non ha peli sulla lingua: «Sentite, fosse per me questo governo neanche lo farei». Poco dopo, davanti ai microfoni, si limita a un più diplomatico: «Io un governo con Sel non lo faccio neanche morto». Comunque a Renzi tutti preferivano Letta: «Questo governo in dieci mesi è stato una nave nella tempesta – chiude Alfano, che i ministri Ncd era andato a palazzo Chigi dopo la relazione di Renzi – e arriva in porto domani con dimissioni quasi kafkiane che giungono quando l’Istat dirà che i dati passano dal segno meno al segno più. Ho trovato Enrico Letta molto sereno, anche troppo…». Quanto alla crisi di governo, l’incontro con Giorgio Napolitano lo ha rassicurato: «Tutto sarà figlio della Costituzione e della prassi. Non ci sarà nulla di segreto».