La Cassazione ha emesso la condanna definitiva e ieri ha anche depositato le motivazioni della sentenza: Silvio Berlusconi non è stato vittima di una truffa ma, anzi, l’ideatore del meccanismo messo in piedi per frodare il fisco. Tre gradi di giudizio, però, al Pdl non bastano. Anche il vicepremier Alfano, all’indomani della pace siglata in consiglio dei ministri sull’Imu, ne pretenderebbe un quarto. Essendo prima colomba tra le colombe, il vicepremier lo affida agli alleati del Pd chiedendo pacatamente una riflessione: «Credo che il Pd debba spogliarsi un attimo dall’abito di chi per 20 anni ha combattuto Berlusconi come il peggior nemico e valutare le carte». Approfondisca, dunque, «per vedere se davvero, come noi crediamo, questa norma sulla decadenza non sia applicabile al passato». Anche perché «Berlusconi è diventato senatore ben prima che questa disposizione fosse approvata», dice Alfano riferendosi alla legge Severino. In base a queste considerazioni, prosegue il vice di Enrico Letta, quella sulla decadenza del condannato Berlusconi «non è un atto dovuto, è una decisione da assumere».
Per carità, l’invito a riflettere è rivolto al Pd «senza protervia né arroganza». Niente a che vedere con altri pidiellini, come Luca D’Alessandro, che non si limita a interpretare la legge Severino, ma va dritto contro la sentenza della Cassazione sparando a zero: «Verdetti come questo, motivazioni come questa, non solo si criticano ma non si possono rispettare».
Non che il deputato stia consigliando a Berlusconi la latitanza. Gli occhi sono sempre puntati sulla giunta del senato che dovrà decidere sulla decadenza e l’obiettivo è sempre quello di allungare il più possibile i tempi della decisione, con l’eventuale ricorso alla Corte costituzionale o con altri stratagemmi che sarebbero allo studio in queste ore. E l’arrivo delle motivazioni della Cassazione prima della seduta del 9 settembre innervosisce parecchio il Cavaliere e i suoi: «E’ evidente che c’è una significativa tempistica nella pubblicazione delle motivazioni – protesta Fabrizio Cicchitto – questa accelerazione dei tempi ha anche un obiettivo politico che è quello, se possibile, di influenzare e condizionare i lavori della giunta per le elezioni».
Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, ripete che «la legge è uguale per tutti» dunque «la giunta si riunirà e deciderà, la legge Severino non mi sembra in nulla e per nulla incostituzionale». Dopo aver assicurato, l’altroieri, che «il governo non ha più una scadenza», Enrico Letta resta cauto e si tiene ben alla larga dalla vicenda: «E’ una decisione che riguarda il senato e io ho sempre separato le due questioni e continuo a farlo», ripete il presidente del consiglio, evitando di pronunciarsi sul cosiddetto «Lodo Violante» per il ricorso alla Consulta. E aggiunge di non temere neanche adesso che le vicende giudiziarie del Cavaliere influenzino la vita del governo. Ma nel Pdl si ripete: «Dobbiamo essere pronti a tutto».