Sono le espressioni del viso, più che le dichiarazioni ufficiali, a rivelare lo stato delle cose in una maggioranza. I parlamentari dell’Ncd girano con musi lunghi fino a terra e l’espressione cupa. Se il buon giorno si vede dal mattino, il governo Renzi avrà una vita tempestosa. Questione di programmi e di riforme, giurano tutti, e in parte è anche vero. Ma è anche, se non soprattutto, questione di nomi e di poltrone. La voce correva già da ieri sera: «Renzi non vuole più Alfano agli Interni». Peggio: «Renzi non vuole riconfermare nessuno dei tre ministri Ncd uscenti». Sarà vero? Ad accreditare le voci ci pensa in coro l’intero Ncd che leva un grido altissimo: «Se non c’è Alfano salta tutto».

Che la presenza dell’ex vice di Letta al Viminale sia una spina nel fianco per Renzi è sicuro: era stato proprio lui a dire che andava messo alla porta dopo l’incidente kazako. Che riproporre le stesse facce del governo Letta sia spiacevolissimo è altrettanto certo. Ma che sia proprio Angelino l’ex Delfino l’obiettivo di Renzi è improbabile. Quello che vorrebbe scalzare è invece Maurizio Lupi, l’uomo di Cl che dovrebbe gestire Expo 2015. Mira al bersaglio grosso per raggiungere un obiettivo solo a prima vista più modesto.

L’Ncd però punta i piedi, non solo per difendere i propri posticini: soprattutto perché sente che la rete si sta stringendo. Si profila un governo che si basa sull’asse tra il primo partito di maggioranza e la principale forza d’opposizione, alleanza cementata dall’obiettivo comune di far fuori il secondo partito di maggioranza, insomma di cancellare Alfano e i suoi fastidiosi ma debolissimi «diversamente berlusconiani». E’ questa precisa e giustificata paura che sta facendo saltare i nervi ai transfughi di Fi e spiega più di tutti i ministeri la luttuosità dei loro volti.

La manovra d’accerchiamento, però, non possono impedirla se non giocandosi l’osso del collo con le elezioni subito. In compenso possono puntare i piedi per vendere cara la pelle e lo stanno facendo. Mantenere ai loro posti sia Alfano che Lupi sarebbe almeno un segnale di esistenza. Forse raggiungeranno l’obiettivo, anche se Renzi non ha ancora rinunciato al sogno di vederne almeno uno fuori. Se riuscirà a sloggiare Lupi, Renzi metterà al suo posto Mauro Moretti, l’ad delle Ferrovie che può vantare clamorosi insuccessi oltre che un rinvio a giudizio per la strage di Viareggio. Se invece sarà il futuro premier ad arrendersi sarà peggio, perché molto probabilmente Moretti finirà al Lavoro. Disastroso.

Della trattativa con l’Ncd fanno parte anche le deleghe alle Pari opportunità. Alfano e Lupi vogliono che finiscano nelle mani di una cattolica e Renzi pare orientato a soddisfarli. Potrebbe trattarsi di Patrizia Toia oppure di una rediviva della Prima repubblica, Silvia Costa. In entrambi i casi per i diritti civili non sarebbe una festa, alla faccia delle sparate dell’allora solo sindaco e segretario sulle unioni civili.

Il braccio di ferro con gli esosi alleati/nemici ha occupato quasi per intero la giornata del presidente incaricato, ma non è che sugli altri fronti tutto proceda come dovrebbe. Il ministro dell’Economia ancora non c’è: bazzecole. Renzi aveva ottenuto il semaforo verde di Draghi e Visco sul “suo” Graziano Delrio (purché affiancato da viceministri di stretta fiducia Bce e Bankitalia). Non quello di Giorgio Napolitano, ostacolo quasi insormontabile. Resterebbe Tabellini, che non è precisamente una scelta forte. Peccato che le idee del professore e le intenzioni del rampante non coincidano né poco né punto. Exit (o quasi) Tabellini. Resterebbe Pier Carlo Padoan, ma pare che non abbia alcuna voglia di lasciare l’appena conquistata presidenza Istat. Buio pesto, insomma.

Infine la Giustizia. Anche lì il gioco dei veti incrociati ha riportato tutto in alto mare. I magistrati bocciano la candidatura di Livia Pomodoro: troppo garantista. Alfano (e Berlusconi) silurano quelle dei duri come Nicola Gratteri e Raffaele Cantone: troppo giustizialisti. Per uscire dall’impasse non è affatto escluso che riesca fuori la candidatura di Michele Vietti che almeno ha il vantaggio di non scontentare troppo nessuno.