Un’alleanza sicuramente eterogenea. È quanto propone la sinistra italiana alle prossime europee, per sconfiggere i cosiddetti populisti. Si moltiplicano le voci all’interno del Partito democratico di «un fronte europeista che vada da Macron a Tsipras». Un’idea lanciata da Massimo Cacciari e Massimo D’Alema e subito ripresa da Matteo Renzi, Maurizio Martina e, solo in ordine di tempo, da Marco Minniti.

In Grecia questo progetto è seguito con attenzione, ma anche con delle perplessità, dettate da alcuni fattori interni e da degli interrogativi a livello europeo.

Intanto, è bene ricordare che nel paese, a quattro settimane esatte dall’uscita dagli stretti vincoli del memorandum di austerità, il sentiment diffuso dei cittadini circa il futuro dell’Europa è fortemente condizionato dalle pesanti ricadute che gli anni della crisi hanno avuto sulla vita quotidiana dei cittadini.

Inoltre, per Syriza, l’appuntamento elettorale delle europee coinciderà con le elezioni comunali, a cui potrebbero unirsi anche le politiche. In realtà, la fine naturale della legislatura sarebbe nell’autunno del 2019, ma è possibile che si decida di anticiparne la scadenza di qualche mese. Stiamo parlando, quindi, di una tornata elettorale quanto mai importante e delicata.

Sul piano interno, il leader greco si è posto a favore di un dialogo e di una possibile alleanza con quel che rimane dei socialisti del Pasok, e con il centro democratico. Da una parte, per fare da argine al centrodestra di Nuova Democrazia, in vantaggio nei sondaggi, dall’altra, per riuscire a rafforzare l’agenda progressista.

È proprio quello che ha chiesto, tra l’altro, il presidente del gruppo socialista europeo Udo Bullmann, in visita ad Atene. Ha apertamente dichiarato che «i progressisti, in Grecia, devono riuscire ad unire le proprie forze», per contrastare il centrodestra «che ha grandi responsabilità per il caos in cui si è trovato il paese negli anni passati».

Nonostante questo invito esplicito, gran parte dei socialisti – per ora – non ha risposto all’appello e, anzi, ha contestato apertamente Bullmann, ricordandogli che «in Germania, i socialdemocratici, governano con la signora Merkel». Non si deve dimenticare, d’altronde, che anche in Grecia, sino all’inizio del 2015, il Pasok è stato partner di minoranza nel governo di Nuova Democrazia, condividendone l’agenda.

A livello europeo la situazione presenta altre difficoltà e contraddizioni. Per fare un esempio concreto, Tsipras sta reintroducendo la contrattazione collettiva, che è in netto contrasto con il “modello Marchionne” e le politiche di ulteriore flessibilità imposte dall’introduzione del Jobs Act, sostenuto con entusiasmo dal Partito Democratico.

Syriza ha da sempre chiesto una riforma dell’Europa che possa partire dal basso, con maggiore rappresentatività dei cittadini e depotenziamento di organismi come l’Eurogruppo o le varie Troike, che non hanno piena legittimità e decidono del destino di milioni di persone.

Le politiche che sta portando avanti Emmanuel Macron in Francia, vanno nella stessa direzione?

Quanto, poi, alla proposta dell’ex premier Matteo Renzi di «un’alleanza che arrivi fino ai liberali europei», sarebbe importante ricordare che in Grecia questo progetto è considerato praticamente irricevibile. Dal momento che si tratta di una forza che ha sostenuto con grande vigore le politiche di cieca austerità imposte dai creditori internazionali al paese.

Altro tema di stretta attualità e decisamente divisivo in Europa – e non solo – è quello dei migranti: Tsipras ha ripetuto anche a Salisburgo che il peso e le responsabilità non possono gravare solo sui paesi di primo arrivo. Cosa ne pensa in proposito la Francia di Macron, che non sembra assolutamente intenzionata a creare centri di accoglienza per chi arriva in Europa e che, al contrario, sta attuando una politica di vero e proprio respingimento, perfino di minori?

In sostanza, Alexis Tsipras potrebbe accettare la proposta di una alleanza delle forze progressiste, solo se si venissero a creare delle condizioni molto chiare e precise. Con dei programmi che rendano riconoscibili le istanze di sinistra per avvicinare i cittadini all’Europa, e non solo, genericamente, «per fare fronte contro le forze populiste». Con delle proposte costruttive che siano «per» e non solo «contro». Altrimenti si rischierebbe di aumentare il malcontento dei cittadini per gli enormi sbagli fatti dall’Europa (ed in Grecia se ne è ben coscienti) e di fare la fine, in qualche modo, dell’Unione di italiana memoria.

Metodo e contenuti realmente alternativi alle proposte della destra. È questo che si chiede ad Atene, per poter prendere parte ad un fronte progressista in vista del prossimo appuntamento elettorale. Una sfida difficile, ma che pone realmente le sinistre e tutto il mondo delle forze progressiste, di fronte alle proprie responsabilità. E che potrebbe essere l’ultima chiamata, l’ultima occasione utile, per cercare di invertire una tendenza che non può certo far dormire sonni tranquilli.