Alex Schwazer era pulito. Ed è stato incastrato. Il presunto caso di doping del marciatore altoatesino, oro alla 50 km dei Giochi olimpici di Pechino 2008 e reo confesso di essere ricorso al doping quattro anni dopo, non esiste. Schwazer è stato assolto dal Tribunale di Bolzano, nessun procedimento penale per frode sportiva, come richiesto dal pm a dicembre, per non aver commesso il fatto, ovvero non aver assunto testosterone. Quel test antidoping a Racines cui fu sottoposto a sorpresa mentre era in preparazione delle Olimpiadi di Rio de Janeiro sarebbe stato alterato, che è la tesi sostenuta da sempre dallo stesso atleta con i magistrati e con la stampa. Schwazer, che per la positività riscontrata l’1 gennaio del 2016 ha poi rimediato, sei mesi dopo, una squalifica di otto anni dal Tas di Losanna (era recidivo, niente gare fino al 2024), ha sempre contestato la validità del test poiché vittima di un complotto, evidenziando il ruolo sospetto del laboratorio antidoping di Colonia, dove le sue provette – non sigillate – sono state conservate dal 2 gennaio 2016 a febbraio 2018 e poi consegnate alle autorità italiane.

IL COMPLOTTO AI DANNI di Schwazer è un’ipotesi «altamente probabile», come si legge nelle motivazioni della sentenza del Gip Walter Pelino, in cui si segnala, che la realtà di questo processo è che «la catena di custodia dei reperti in perizia è di fatto del tutto evanescente». Il Gip sottolinea l’ostruzionismo di Wada (agenzia mondiale antidoping) e della federazione internazionale di atletica (Iaaf), che «hanno operato in maniera totalmente autoreferenziale non tollerando controlli dall’esterno fino al punto di produrre dichiarazioni false». E ancora: «È quindi provato che la manipolazione delle provette (…) , avrebbe potuto avvenire in qualsiasi momento a Stoccarda come a Colonia, ove si è dimostrato esservi provette non sigillate dunque agevolmente utilizzabili alla bisogna». E quindi ci sarebbe stato un sistema al momento occulto, con i campioni di urina di Schwazer alterati per ottenerne la squalifica e la distruzione della sua reputazione, come quella del suo allenatore, Sandro Donati. In attesa di sviluppi sulla vicenda, è ora possibile che il marciatore, che ha sempre detto di voler essere presente ai Giochi di Tokyo, possa ricorrere al Cio per vedersi annullare la squalifica fino al 2024.