«Nessuna autorizzazione a scendere. Piuttosto li porto all’ambasciata tedesca in autobus». Sono le otto di sera e Matteo Salvini si affaccia su facebook per la solita diretta. Da almeno tre ore nel porto di Lampedusa 46 migranti aspettano sul veliero Alex di poter finalmente mettere piede a terra. Nel pomeriggio la nave della piattaforma Mediterranea ha deciso di forzare il divieto imposto dal ministro dell’Interno e di entrare nelle acque territoriali italiane puntando dritta verso il molo della piccola isola siciliana.

Una decisione presa dal capitano della nave e dal capomissione, il deputato di Leu Erasmo Palazzotto, perché la situazione a bordo era ormai diventata insostenibile dopo due giorni trascorsi in attesa di un porto sicuro. Ma che non è servita a migliorare le condizioni dei migranti che da quel momento sono costretti ad aspettare seduti sotto il sole un permesso che non è mai arrivato, senza acqua per i servizi igienici tanto da essere impossibile sia a loro che all’equipaggio anche solo poter andare in bagno. E senza avere lo spazio per muoversi. «Sulla nave non c’è posto neppure per una cassa d’acqua» conferma il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, che ha modo di verificare la situazione.

Lanciato nella sua guerra alle ong, Salvini risponde picche anche al collega tedesco Horst Seehofer, uno che con i migranti non è mai stato tenero ma che stavolta gli chiede di aprire i porti in nome «dei nostri condivisi valori cristiani». Di cristiano, però, le scene che si vedono lungo il molo dell’isola hanno ben poco. Anzi, il leghista coglie al volo l’occasione per polemizzare con la Germania: «Aprire i porti? Assolutamente no. Chiediamo anzi al governo Merkel di ritirare la bandiera tedesca a navi che aiutano trafficanti e scafisti e di rimpatriare i loro cittadini che ignorano le leggi italiane». Un riferimento alla vicenda Sea Watch che si è appena conclusa, ma anche alla Alan Kurdi, nave di un’altra ong tedesca, la Sea Eye, che aspetta appena fuori le acque territoriali italiane.

Fallito il tentativo di mandare Alex e il suo carico di disperati a Malta, dove sicuramente sarebbe stata sequestrata e l’equipaggio indagato, Salvini non nasconde l’irritazione per la seconda nave che in pochi giorni manda in frantumi la retorica dei porti italiani chiusi alle ong. Un gesto che il ministro considera «un attacco al governo italiano», ma che per i responsabili della ong italiana è invece dettato dalla necessità di porre fine a uno stato di emergenza che si era creato a bordo e dovuto all’impraticabilità dei servizi per mancanza di acque. «Di fronte alla intollerabile situazione igienico- sanitaria – spiega su twitter Mediterranea prima di cominciare la manovra di avvicinamento al porto – Alex ha dichiarato lo stato di necessità e si sta dirigendo verso il porto di Lampedusa, unico possibile porto sicuro di sbarco».
Intanto la Alan Kurdi della ong Sea Eye aspetta al largo l’indicazione di un porto verso il quale dirigere. A bordo ci sono 65 migranti, 39 dei quali sono minorenni (uno ha solo 12 anni) e ieri mattina una motovedetta della Guardia di finanza ha notificato al capitano il divieto di ingresso, transito e sosta elle acque territoriali italiane. «Vada in Germania», ha ripetuto Salvini. Finora la nave ha rispettato il divieto navigando avanti e indietro in acque internazionali ma, così come è accaduto prima per la Sea Watch 3 e poi per Alex tutto dipenderà dalla situazione a bordo. «Per ora no ci sono emergenze né grossi problemi medici», ha spiegato il presidente di Sea Eye, Gorden Isler. «Quando a bordo acque e cibo scarseggeranno o il tempo sarà molto brutto avremo una situazione pericolosa. E allora dovremo prendere una decisione sensata con i comandante della nave».

In serata le cose per Alex cambiano un minimo, la nave viene sposta nel molo militare di Favadoro, dove i migranti vengono trasferiti alla guardia medica. Ma è il massimo che ottengono. Intanto Salvini si prepara a modificare ulteriormente il decreto sicurezza bis introducendo misure più dure contro le ong. «La Lega presenterà emendamenti per aumentare le multe fino a un milione di euro e rendere più semplici i sequestri dei mezzi», dicendo aprendo così l’ennesimo fronte.