In una sala affrescata di Cà Giustinian, è stato consegnato ieri il primo Leone d’Oro alla carriera dato dal settore danza della Biennale di Venezia a un artista italiano: Alessandro Sciarroni. Grande emozione per l’autore 43enne, una ricerca legata alle Performing Arts, intrecciata alle arti visive e al teatro, in cui riconoscere uno sguardo mai banale sul corpo e il movimento in relazione al tempo, allo spazio della performance, ai rapporti umani, alle specificità degli interpreti. A consegnare il Leone il Presidente della Biennale, Paolo Baratta, e la direttrice del settore Danza, Marie Chouinard. Un Leone in questi mesi in parte discusso per due motivi: generazionale (Sciarroni è nel vivo della sua carriera) e artistico (ci sono autori di spicco mai premiati in Biennale, che hanno una storia più legata alla danza). Scelta che segnala una trasformazione del Leone stesso, innescando una riflessione a farsi sulla danza di oggi in rapporto alle altre arti.

SCIARRONI, che è un artista di spessore, ha raccolto la sfida con intelligenza: «un Premio – ha detto – che guarda soprattutto al futuro, nella scelta di premiare una carriera ancora evidentemente in divenire. Nella danza ho trovato un territorio fertile e l’ispirazione per tutti i miei lavori, come in un paese nel quale è possibile essere accolti pur non essendoci nato. Per questo vorrei ringraziare di cuore tutti quelli che hanno avuto fiducia in me e che hanno immaginato che io potessi restare». Un grazie ai maestri che lo hanno preceduto, ma anche a: «quegli artisti i quali hanno capito quanto fosse necessario uscire dai confini della propria disciplina per raccontare la complessità della contemporaneità». In linea il Leone d’Argento, dato ai francesi Théo Mercier e Steven Michel definiti «coreografi-artisti plastici» che «ci offrono un nuovo, crudo incanto».