«Il Jobs Act in Italia, come il Ttip dà mano libera alle imprese a danno dei lavoratori, è il più grande favore che si può fare alla generazione Wall Mart, alla grandissima distribuzione nordamericana. L’Europa del Sud deve costituire un cartello come hanno fatto i paesi dell’Alba in America latina».

Va subito al punto, Alessandro Di Battista, deputato 5 Stelle e vicepresidente della Commissione affari esteri, rispondendo alle domande del manifesto. L’anno scorso, i pentastellati hanno presentato una risoluzione per sostenere l’Alba, l’Alleanza bolivariana per le Americhe, «uno schema d’integrazione basato sui principi di cooperazione e solidarietà, che nasce come alternativa al modello neoliberista». Un’alleanza nata nel 2004 per impulso di Cuba e Venezuela in alternativa all’Alca, l’Area di libero commercio delle Americhe voluta dagli Usa. E domattina alla Camera, i 5 Stelle organizzano l’incontro internazionale “L’Alba di una nuova Europa” con i rappresentanti di tutti i paesi dell’Alba, e la presenza del presidente dell’Alleanza bolivariana e di Petrocaribe, il venezuelano Bernardo Alvarez.

Il convegno arriva nel pieno di un terremoto politico che scuote l’America latina progressista a seguito delle dichiarazioni degli Usa («Il Venezuela è una minaccia per la sicurezza nazionale»). I presidenti dell’Alba hanno preso posizione, lanciando l’allarme per il pericolo di un inasprimento delle sanzioni verso Caracas e ipotizzando persino un attacco militare. Anche la Cina, grande protagonista commerciale nel continente e membro dei Brics, si è fatta sentire per sostenere Maduro.

In merito alle sanzioni di Washington contro Caracas, Di Battista non esita: «Ritengo – dice – che in Venezuela vi sia stato di recente un tentativo di colpo di stato. Le ingerenze di un paese esterno contro governi democraticamente eletti, com’è quello di Nicolas Maduro, costituiscono atti violenti da condannare. Noi crediamo nel principio della sovranità nazionale. E’ in corso un tentativo conservatore a livello planetario per fermare il cambiamento».

Come nasce l’interesse per l’Alba e l’idea del convegno?

Io conosco bene l’America latina, ho vissuto due anni in Guatemala e ho viaggiato in diversi paesi. I paesi dell’Alba hanno come linea politica centrale quella della sovranità nazionale e dell’autodeterminazione dei popoli. Punti a preambolo delle principali costituzioni di questa nuova America latina. L’unione di alcuni popoli e paesi è stata quasi una necessità per poter affrontare un gigante del libero commercio senza regole che li stava strangolando. Avevano di fronte una vera e propria Troika, rappresentata dal governo Usa, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale e i vari trattati di libero commercio, che hanno distrutto l’economia. Erano schiacciati dall’Fmi che, in cambio di prestiti di sopravvivenza, ha imposto riforme strutturali che prevedevano tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni selvagge: a cominciare dalle grandi industrie, in primo luogo petrolifere. Quei paesi hanno capito che per reagire efficacemente dovevano unirsi e hanno ottenuto risultati. Anche noi in Europa dovremmo unirci contro la Troika, con il Jobs Act arriveranno le grandi imprese a spadroneggiare, imponendo contratti vergognosi e licenziamenti. Fra i paesi dell’America latina e noi c’è ovviamente una differenza di storia, ma oggi subiamo la medesima oppressione. E anche noi abbiamo la possibilità di fare quadrato, costruendo un cartello nei paesi del Mediterraneo per avere più peso contrattuale. Sommando Italia, Francia, Portogallo e Grecia, si vede che rappresentano la terza economia dopo Cina e Sati uniti (perché la Cina ha superato gli Usa). Immagina che potere contrattuale avremmo per portare avanti una politica legata alla sovranità e all’autodeterminazione dei popoli, seppure articolata nelle singole differenze politiche fra gli stati. Invece, oggi non possiamo decidere. Il popolo greco ha votato delle persone per portare avanti un determinato programma, ma è l’Europa centrale che non gli consente di realizzarlo. E’ sempre successo così in America latina. Quando vincevano governi progressisti, arrivavano dall’esterno forze conservatrici molto forti, a imporre le loro politiche con il ricatto del debito pubblico, con i piani del Fondo monetario internazionale e spesso con i colpi di stato. Arrivavano e distruggevano il cambiamento. Ma poi quei popoli hanno capito che unendosi potevano aumentare il proprio potere contrattuale. E così dobbiamo fare anche noi nell’Europa del Sud. Il senso del convegno è quello di ascoltare le esperienze dei paesi dell’Alleanza bolivariana, valutarne il positivo o gli errori, e ragionare sulla possibilità di applicare anche noi un modello simile.

I paesi dell’Alba si richiamano al socialismo, rivendicano la storia del movimento operaio novecentesco e si situano decisamente nel campo dell’antifascismo. Come si concilia tutto questo con la vostra visione politica, che rifugge dalle alleanze a sinistra ma in Europa non disdegna quelle con la l’estrema destra xenofoba?
Intanto occorre precisare che noi applichiamo l’autodeterminazione anche al nostro interno, c’è libertà di scelta. Chi non condivide le nostre regole, se ne va… magari a farsi un selfie con la Meloni. E comunque, al Parlamento europeo o costituisci un gruppo o non puoi intervenire. L’Ukip è l’unico che ci ha cercato, e certo abbiamo grosse differenze per esempio legate allo sviluppo delle energie rinnovabili che per noi sono anche una questione di principio e non solo legate al fatto che non abbiamo carbone. La costituzione del Venezuela parla di autodeterminazione dei popoli, integrità territoriale e sovranità. E’ così anche in Europa. Dobbiamo capire che abbiamo un grande nemico comune che ha un potere centrale, ladri legalizzati in grado di imporre vincoli sul bilancio, in grado di impedire il salario minimo in Grecia. Noi costruiamo alleanze con chiunque non abbia governato. Ieri ho registrato un video in cui ho attaccato a fondo la Lega: non tanto sul razzismo e sulla xenofobia, perché così si fa il loro gioco, ma sulla mancanza di credibilità, perché ha governato con il peggior governo di centrodestra della storia. E questo vale per la destra di Giorgia Meloni, ma anche per certa sinistra che, dall’interno del Pd, dice di essere contro la Troika, mentre prima è stata consulente dell’Fmi, non si è opposta ai drammi sconvolgenti che abbiamo davanti, ma ha difeso tutte le misure che ci hanno portato in questa situazione. Tsipras non ha dovuto allearsi con un governo nazionalista di destra? Io ho votato per 10 anni a sinistra ma poi mi sono disintossicato.

Il fine giustifica i mezzi? Eppure voi parlate di etica. Ma che fine fa l’etica senza un quadro di ideali che definisca la scelta di campo e la prospettiva? Il vostro pragmatismo non ha già il fiato corto?
E’ l’ideologia che ci ha bruciato il cervello

Si parla di idee, non di falsa coscienza. E poi, quella della fine delle ideologie non è forse la più insidiosa delle ideologie?
Allora, parliamo di idee: il reddito di cittadinanza di 780 euro, è di destra o di sinistra? Pensare a quei 10 milioni di italiani che non arrivano alla fine del mese è di destra o di sinistra? Non volere il vitalizio per i condannati è di destra o di sinistra?

Beh, il giustizialismo senza analisi delle cause che producono i crimini non porta a disinnescarli. E proporre la tortura del 41 bis è alquanto distante dalla non-violenza
Cosa c’è di giustizialista nel proporre che un condannato per mafia smetta di percepire 4500 euro di vitalizio? E il 41 bis è l’unica cosa che fa paura ai mafiosi. Noi vogliamo depenalizzare i reati minori e aumentare le pene per i reati ad alto rischio, quelli dei colletti bianchi, gli interessi dei gruppi che bloccano il cambiamento a livello mondiale. E cosa c’è di razzista nel dire che l’immigrazione va gestita e ragionare sulle cause che la producono? Per me, razzista e colonialista è chi bombarda in Iraq, in Siria, in Afghanistan, chi ha portato allo smembramento della Libia destituendo con la forza Gheddafi, chi provoca le tante guerre economiche e contro i diritti. Putin avrà i suoi scheletri nell’armadio, ma che dire di chi si allea con i nazisti in Ucraina in nome della democrazia? I Brics stanno mettendo in campo un’alternativa all’Fmi, il mondo si muove, ma in Italia continuiamo a essere subalterni agli Usa. E a ridurre lo stato sociale. Invece, sostenere il welfare significa combattere l’industria della paura, per riprendere una definizione di Galeano: l’industria degli armamenti, che prospera sulla paura di morire, l’industria della droga, alimentata dalla paura di vivere. E io aggiungerei quella delle slot machine, per chi ha paura di non pagare le bollette.