La Casa delle Donne di Alessandria è sotto sgombero e, per difenderla, le attiviste hanno lanciato una tre giorni di incontri e di resistenza, dal 3 al 5 aprile. L’allarme, che segue un’indiscrezione attendibile, arriva a meno di due mesi dalle elezioni comunali, con il sentore che il pugno di ferro possa essere utilizzato come «acchiappa voti» all’interno del bacino più retrivo del centrodestra. «Fin dal 2018, quando l’ex asilo del Monserrato è stato riaperto alla città e trasformato nella Casa delle Donne, sapevamo che questo giorno sarebbe potuto arrivare. Il mancato riconoscimento di questa esperienza politica e sociale unica nel suo genere da parte dell’amministrazione a guida leghista della nostra città è stato – spiegano Non Una di Meno e Casa delle Donne – una costante in questi anni. Nei mesi precedenti all’occupazione, quando presentammo all’assessora alle Pari opportunità Cinzia Lumiera le oltre 3000 firme per chiedere l’assegnazione di uno spazio, la risposta fu un muro di gomma».
La Casa, negli anni, è cresciuta, gli spazi di piazzetta Monserrato sono stati ristrutturati ed è diventata il luogo in cui le donne e le soggettività Lgbtqia+ possono confrontarsi.

È uno spazio politico e culturale che ha costruito battaglie in difesa della legge 194 sull’aborto (contro la mozione comunale Locci-Trifoglio prima e contro la delibera regionale che apriva le porte dei consultori alle organizzazioni antiabortiste dopo), laboratori dedicati ai più piccoli con uno sguardo all’educazione alle differenze, lo sportello sindacale di Adl Cobas, attento alle tematiche di genere sui luoghi di lavoro, e lo sportello «Non sei sola», nato durante il lockdown per dare risposta e accogliere chi vuole fuggire da situazioni di violenza, precarietà, solitudine.

«La Casa delle Donne – sottolineano – è uno spazio di ragionamento, di solidarietà, di produzione di pensiero critico. Uno spazio che, mai come oggi, è indispensabile per la nostra città. Per tutte queste ragioni, per ciò che quotidianamente facciamo e per ciò in cui crediamo, non ci siamo arrese quando ci è stata staccata l’acqua in piena pandemia e non ci arrenderemo adesso».
Da domenica a martedì (il 4 e il 5 sono le date considerate a rischio sgombero) ci saranno dibattiti, performance, musica live, laboratori per bambini e live painting. Zerocalcare ha dato la sua solidarietà con una vignetta. «Vogliamo annunciare con anticipo – concludono le attiviste – che, qualora la Casa venisse sgomberata, sabato 9 aprile un grande corteo nazionale sfilerà per le vie della città per andare a riprendersela: gli spazi femministi rendono le città luoghi più sicuri e liberi per tutte e tutti». D’altronde, questa non è una battaglia locale. A Roma, durante l’amministrazione Raggi, la Casa internazionale delle donne è stata minacciata di sfratto. E nella capitale è stata recentemente sgomberata l’occupazione ecologista Berta Caceres.