È stato il ritrovamento del manuale di istruzione del timer, sul comò della camera da letto, a indurlo alla confessione. Dopo diverse ore di interrogatorio, Giovanni Vincenti, 55 anni, imprenditore e proprietario della cascina di Quargnento, in provincia di Alessandria, ha ammesso di aver provocato l’esplosione dell’edificio in cui nella notte tra lunedì e martedì scorsi sono morti tre vigili del fuoco. Alla base del gesto una tentata frode all’assicurazione. «Non volevo uccidere nessuno», si è difeso.

Un errore nel timer avrebbe provocato la tragedia. «Era stato settato alle ore 1,30 ma accidentalmente c’era anche un settaggio alla mezzanotte. Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ahimè, ha allertato i vigili del fuoco», ricostruisce Enrico Cieri, procuratore capo di Alessandria. L’esplosione doveva essere una sola ma l’errore nella programmazione del timer, collegato alle bombole del gas, ha provocato la tragedia.

Gli inquirenti gli contestano oltre al disastro doloso, le lesioni per i feriti, anche l’omicidio plurimo volontario, perché Vincenti avrebbe potuto evitare il drammatico sviluppo della vicenda che è costato la vita ai pompieri Matteo Gastaldo, 46 anni, Marco Triches, 38 anni, e Antonino Candido, 32 anni. «La notte della tragedia Vincenti è stato informato da un carabiniere che il primo incendio era quasi domato – ha sottolineato Cieri –. Vincenti non ha detto che all’interno della casa c’erano altre cinque bombole che continuavano a far fuoriuscire gas. Era intorno all’una, ci sarebbe stata mezz’ora di tempo per evitare la tragedia». Vincenti ha dichiarato che non ha detto «niente perché sconvolto».

L’uomo è stato portato nel carcere di Alessandria e, in serata, il suo fermo è stato convalidato. La moglie, Antonella Patrucco, è indagata a piede libero: nei filmati a disposizione degli investigatori la si vedrebbe nell’auto che, nel pomeriggio prima dell’esplosione quando sarebbero state piazzate le bombole e il timer, andava avanti e indietro dalla cascina. Sul suo coinvolgimento, per ora, non ci sono prove certe, ma proprio la situazione economica dei coniugi, indebitati con le banche, ha indirizzato l’indagine verso di loro. «Lo scorso agosto – ha rivelato il procuratore capo – l’assicurazione dell’edificio era stata estesa al fatto doloso. Il premio massimale era di un milione e mezzo di euro».

«Avevo bisogno di denaro, ma non volevo uccidere», ha detto Vincenti ai carabinieri del Comando provinciale di Alessandria e lo ha ripetuto ai magistrati. Nei giorni precedenti aveva invece parlato di moventi dettati da possibili invidie.

«La futilità del gesto e la possibilità che la seconda esplosione potesse essere evitata, rende tutto più drammatico e inaccettabile», ha commentato Fabio Dattilo, comandante nazionale dei Vigili del fuoco. «Sapere che il colpevole è stato trovato ci aiuta a lenire il dolore – ha proseguito – purtroppo nulla potrà restituire Antonino, Marco e Matteo al nostro affetto e a quello delle loro famiglie».