«Se soltanto si fosse fatto conoscere un po’ meno», scriveva prendendo in prestito una frase di Andrea Marcenaro (giornalista di Panorama) Giorgio Dell’Arti a conclusione del lungo articolo intitolato «Perché non possiamo rivotare Alemanno», pubblicato sul Foglio di lunedì scorso, che ha mandato in tilt la linea politico-editoriale dell’Elefantino.

A Gianni Ferrara è quasi venuto un colpo e ieri ha dovuto trovare le parole per correggere il tiro, accusando il direttore “esterno” del Foglio dei Fogli di «fare il furbetto con il culo mio». Ma di argomenti da contrapporre alla lunga lista di malefatte o maifatte di Alemanno citate da Dell’Arti, Ferrara non ne ha trovati granché. E così si è limitato a spiegare a quei «cinque voti in tutto che sposto» che pur di fermare Ignazio Marino – l’«estremista», come lo ha chiamato ieri Fabrizio Cicchitto, che affronterà il ballottaggio di domenica e lunedì prossimi con 13 punti percentuali di vantaggio – si può ingoiare pure un rospo come il sindaco uscente di Roma.

Eppure se Alemanno avesse prestato ascolto a Dell’Arti avrebbe evitato di andare a cercare voti alla Garbatella, un quartiere “rosso” e “popolare” che si è fatto un’idea precisa di lui in questi ultimi cinque anni e che ieri lo ha accolto con una contestazione – «Via di qui, fuori i fascisti», urlava inzialmente una piccola folla ingigantitasi al secondo passaggio del sindaco nel quartiere – tale da costringere l’ex dirigente missino a farsi scortare dalla polizia per continuare il tour elettorale.

Hai voglia poi a condannare «l’aggressione vergognosa da parte dei centri sociali», come hanno fatto in serata vari esponenti del Pdl per apparire coesi e costruire un cordone sanitario attorno al candidato sindaco del centrodestra più inviso a Berlusconi che ci sia mai stato nella Capitale.

E hai voglia a dettare alle agenzie (sempre Cicchitto) l’interpretazione personale del bilancio di Roma, accollando alle precedenti amministrazioni di centrosinistra tutta la responsabilità del buco «oggi ridotto a 8,5 miliardi di euro grazie anche alla gestione del sindaco Alemanno», per rispondere ai dati pubblicati sul quotidiano di centrodestra – «Nel 2008 i debiti di finanziamento ammontavano a 51 milioni di euro. Nel 2013: 1 miliardo 225 milioni. Se non ci indebiteremo ancora, finiremo di pagare nel 2036», scrive Dell’Arti – tratti dalla «Relazione alla gestione di Roma Capitale approvata il 23/4 dall’Assemblea Capitolina».

Il risultato non cambia: l’impressione è che ormai in pochi, anche nella sua parte politica, credano davvero in Alemanno. Almeno non tanto quanto l’ex camerata Ignazio La Russa, che vede l’«incivile contestazione al sindaco» scatenata dalla «crescente paura» della sinistra «per la rimonta» del centrodestra.

Dal canto suo, Marino non replica: «Le contestazioni? Non ne so nulla», dice. Di farsi incastrare in un battibecco da bar, il chirurgo non ne ha affatto voglia; e così evita il mercato di Cesano dove il sindaco uscente lo aspettava ieri mattina per incastrarlo in un «confronto». Quel faccia a faccia che Alemanno cerca da tempo ci sarà domani sera su SkyTg24. In diretta dal Campidoglio, che è il posto deputato.