Prima la riunione davanti ai cancelli dello stabilimento di Portovesme, poi la decisione di andare a Cagliari per manifestare davanti ai palazzi istituzionali. È ripartita l’altro ieri la protesta dei lavoratori diretti e degli appalti dell’Alcoa. La mobilitazione è iniziata alle sette del mattino: appuntamento davanti allo stabilimento per una breve informativa prima di mettersi in viaggio verso il capoluogo.

«La situazione è insostenibile – ha spiegato Roberto Forresu, segretario provinciale della Fiom Cgil – la Regione ci deve dare risposte in tempi rapidi, non possiamo più attendere». Gli operai chiedono che sia rinnovata la cassa integrazione, in pericolo per i tagli previsti dalla legge di stabilità che il governo Letta si avvia a varare, e che riparta la trattativa per la cessione e la riapertura dello stabilimento, chiuso ormai quasi un anno fa.

L’altro ieri, quando gli operai sono arrivati a Cagliari, il clima s’è fatto subito pesante. C’era molta polizia ad accogliere i lavoratori Alcoa, e intorno alle 11.30 si sono vissuti momenti di tensione quando un gruppetto di operai ha tentato di forzare il cordone di sicurezza davanti al palazzo della Regione Sardegna. Un ispettore della Digos è stato colpito alla testa da una pietra, rimanendo ferito in modo lieve. A tarda sera, dopo un incontro con l’assessore regionale al lavoro Antonello Liori finito senza risultati di rilievo, gli operai Alcoa hanno occupato la sala giunta del palazzo della Regione, dove hanno poi trascorso la notte.

Ieri mattina la mobilitazione è ripresa con un’assemblea davanti al palazzo di viale Trento. Subito dopo, duecento operai, con striscioni e bandiere, battendo ritmicamente i caschetti per strada, sono entrati nella stazione ferroviaria, senza però impedire l’accesso ai treni. Bloccata, invece, tutta via Roma, l’asse centrale del centro storico cagliaritano. Il corteo è stato seguito da un fitto cordone di poliziotti e di carabinieri, ma stavolta non si sono stati scontri.

Gli operai che sfilavano hanno gridato slogan contro il presidente della Regione Ugo Cappellacci (Pdl), che il giorno prima non aveva voluto incontrare i delegati Alcoa. «È un fatto scandaloso che il presidente della Regione Sardegna non si assuma le sue responsabilità di fronte alla chiusura di uno stabilimento così importante», ha affermato Massimo Cara, della Fiom Cgil. «Non accettiamo la giustificazione che ci ha comunicato – ha proseguito il sindacalista – quando ci ha detto di non volerci incontrare dopo il ferimento di un poliziotto nel corso del sit-in davanti al palazzo della Regione. Anche noi abbiamo condannato quanto è successo, ma non per questo non dobbiamo continuare la lotta».

Il corteo si è poi diretto verso il palazzo del consiglio regionale, dove una delegazione di operai e di sindacalisti ha chiesto di incontrare i capigruppo dei partiti. Nel frattempo proseguiva l’occupazione della sala giunta del palazzo di viale Trento. «Proseguirà a oltranza – hanno spiegato i dirigenti sindacali – fino a che Cappellacci non si deciderà a incontrare i lavoratori».

La situazione è rimasta bloccata sino alla tarda mattinata di ieri, quando Cappellacci ha fatto sapere di avere fissato, per oggi alle 15.30, un incontro con le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil per definire le strategie sulla vertenza. La notizia è emersa nel corso di una riunione tra una delegazione dei lavoratori e i capigruppo in consiglio regionale. «Ci è stato detto – ha spiegato Rino Barca, della Cisl – che tutti i gruppi si impegneranno a risolvere i due problemi principali: il rinnovo degli ammortizzatori sociali e il rilancio della trattiva per una vendita della fabbrica che porti in tempi brevi a una sua riapertura».

Il sindacalista Cisl comunicato l’esito dell’incontro in un’assemblea improvvisata sotto i portici davanti al palazzo del consiglio. Quindi la manifestazione si è spostata di nuovo davanti alla sede della Regione. Nel primissimo pomeriggio si è deciso, in attesa del risultato del confronto con Cappellacci, di sospendere sia il presidio che l’occupazione della sala giunta.

Da Cappellacci gli operai Alcoa vogliono conoscere anche i tempi di realizzazione del piano di rilancio dell’occupazione in tutto il Sulcis, non solo a Portovesme. «L’altroieri – ha spiegato Cara – l’assessore regionale al lavoro ci ha comunicato che siamo ancora alla fase progettuale, per cui ci vorranno almeno due o tre anni, mentre il presidente della Regione e i rappresentanti del governo ci avevano assicurato tempi molto più brevi. Tre anni sono un tempo inaccettabile».