L’Associazione giovanile «Nuova Resistenza» si costituì a Firenze nei primi mesi del 1962 per impulso di Alberto Scandone, matricola della Facoltà di Giurisprudenza. «Quando nel 1961 tornai ancora in Svizzera a completare gli studi liceali, la mia cura principale era ormai la preparazione di ‘Nuova Resistenza’. Ebbi la fortuna d’incontrare nel collegio di San Gallo Giorgio Manacorda, un giovane comunista che portò nell’elaborazione del nostro piano un’equilibrata visione politica che gli veniva da una conoscenza più precisa della realtà italiana, che io conoscevo solo attraverso lo specchio del luglio del 1960». Così scriveva Scandone su «L’Astrolabio» di Ferruccio Parri nel maggio del 1967.

Nell’aprile del 1960 la Democrazia cristiana aveva espresso un governo monocolore presieduto da Fernando Tambroni. In parlamento ottenne una esigua maggioranza grazie all’appoggio del partito neofascista e dei monarchici. Ebbe vita breve, fu sciolto alla fine di luglio. In quei quattro mesi si susseguirono in ogni parte d’Italia scioperi e manifestazioni di protesta. Polizia e carabinieri schierati contro i cortei ferirono e uccisero, a Reggio Emilia, a Catania, a Palermo. Scandone, non ancora compiuti i diciotto anni, «partecipai», scrive, «alle manifestazioni di strada e appresi dell’eccidio di Reggio Emilia. In quelle giornate, che altri miei compagni vissero a Roma e a Genova, pensai che bisognava creare uno strumento nuovo che permettesse ai giovani (e consideravo giovane chi non aveva ancora vent’anni) di entrare nella vita politica e di lottare per il rinnovamento della società».

Per quanto forte ed efficace fosse stata nel 1960 la risposta popolare che respinse un governo retto con i voti dei fascisti, il ‘manifesto programmatico’ di «Nuova Resistenza», redatto nel 1962, si apriva con la constatazione della completa indifferenza alla vita pubblica ed all’impegno politico che toccava un numero assai rilevante dei giovani della generazione nata negli anni della Resistenza e della Costituente. La presenza di un qualunquismo ch’egli registrava così diffuso tra i suoi coetanei, spingeva Scandone ad individuare uno ‘strumento nuovo’ capace di promuovere una partecipazione consapevole alla vita della Repubblica: far tesoro dello spirito e della lettera della Costituzione e creare uno spazio diverso da quello circoscritto delle federazioni giovanili organizzate nei partiti, ma aperto invece, e inteso a favorire la realizzazione d’un libero confronto, d’una schietta discussione e d’una ricerca nella confluenza critica delle opinioni e delle idee, nell’esame delle differenti posizioni elaborate dai partiti a faccia delle esigenze nuove che la società veniva maturando.

Condurre allora una lotta al qualunquismo giovanile facendo perno sulla scuola, e rivendicando l’elaborazione di «programmi scolastici di storia contemporanea e di educazione civica rispondenti alle esigenze di una moderna educazione politica». Così come è necessario stabilire un contatto tra giovani studenti e giovani lavoratori, nella consapevolezza degli squilibri sociali ed economici e a fronte di una scuola che negli ordinamenti è segnata da un’impronta di classe e che nei programmi stenta a far opera di formazione democratica. «Di fronte a questa situazione», si legge nel ‘manifesto programmatico’, «Nuova Resistenza, costituita da giovani impegnati appartenenti a tutte le forze politiche e ideali che si richiamano alla Resistenza antifascista e accettano di competere sul terreno indicato dalla Costituzione, si propone di portare a tutti i giovani la realtà della democrazia italiana, attraverso la realizzazione di un dialogo su tutti i grandi problemi del nostro tempo».

Nelle discussioni che animarono «Nuova Resistenza» tra 1962 e 1964 furono sollevati argomenti e istanze, questioni e tematiche destinati a trovare nella dimensione del Sessantotto nuove angolature e prospettive. Alberto Scandone nel 1968 entra nella redazione de «L’Ora» di Palermo. Nel 1970 fa parte dell’Ufficio Stampa e Propaganda del Partito comunista italiano. Il 5 maggio 1972 perde la vita nella sciagura aerea di Punta Raisi. Il 2 agosto avrebbe compiuto trent’anni.