Terminando il mio nuovo libro, Giona delle sequoie, che uscirà a giugno per Bompiani e ha richiesto dieci anni di lavoro, ho messo ordine in una serie di notizie che riguardano gli alberi più alti del mondo.

Negli ultimi tempi si è infatti accesa una vera e propria competizione su scala planetaria per la «conquista» della più alta angiosperma o pianta da fiore.
Il team francese di arrampicatori EnQuête d’Arbres, composto da Jeremie Lemaitre, Jeremie Thomas e Laurent Pierron, ha condotto nel 2016 una spedizione in Tasmania e ha documentato l’esistenza di esemplari stupefacenti di Eucalyptus regnans. Il più alto si chiama Centurion e misura 99.6 metri, la più voluminosa è Still Sorrow con 400 m3 di legna.

NELL’AMBITO DEL PROGETTO internazionale South East Asia Rainforest Research Partnership, nel maggio 2018, un team di ricercatori delle università di Nottingham e Oxford ha scoperto esemplari di meranti giallo (Shorea faguetiana) nella Danum Valley Conservation Area, 438 km² di foresta tropicale e regno di gibboni, oranghi, lemuri e leopardi nebulosi, nello stato di Sabah, in Malesia, Borneo settentrionale. Il 6 gennaio 2019 il treeclimber Unding Jami lo ha scalato: 330.7 piedi, 100.8 metri.

Per la prima volta un albero tropicale supera i cento metri di altezza. Ne hanno stimano anche il peso: 81.5 tonnellate, pari ad un Boeing 737 di nuova generazione. La chioma è vasta quanto la cappella della Basilica di San Pietro e ospita fino a mille specie di insetti, funghi e piante. Gli viene attribuito un nome, Menara, che in bahasa significa «torre».

Nella stessa riserva in precedenza era stata documentata una shorea alta 93 metri, mentre in un altro parco, Tawau Hills National Park, è stato individuato un albero della stessa specie alto 96.9 metri. Seguono, in altezza, l’Eucalyptus viminalis (91.3 metri) e l’Eucalyptus globulus (90.7 metri) in Tasmania, il Toog (Petersianthus quadrialatus) nell’arcipelago delle Filippine, sull’isola di Mindanao, dove vengono segnalati esemplari alti 87,8 m e 96.9 metri (quest’ultimo però non è stato certificato). Una recente scoperta ha segnalato anche il più alto albero d’Africa, svetta sulle pendici del Kilimangiaro, in Tanzania, il Muyovu (Entandrophragma excelsum) coi suoi 81,5 metri.

PER QUANTO RIGUARDA INVECE le conifere, sappiamo che la fanno da padrone le sequoie costali della California, con diversi esemplari che bucano i 110 metri, e il record di albero più alto del mondo è detenuto da Hyperion, con i suoi 380.3 piedi, ovvero 115.92 metri; questo titano cresce nei Redwood National and States Parks, le riserve californiane più settentrionali.

Le sequoie giganti o sequoie della Sierra Nevada (Sequoiadendron giganteum), più larghe alla base ma meno svettanti, si fermano a 95 metri, con un esemplare documentato nel grove di Converse Basin. L’albero più grande del mondo, per volume, è la celebrata General Sherman Tree con 1.487 metri cubi di legname (Hyperion ne ha 530), un peso stimato di 1.900 tonnellate. 2500 anni. Sempre in Nord America, prossima al confine fra Stati Uniti e Canada, è stata misurata una douglasia (Pseudotsuga menziesii) alta 100,3 metri, ma in passato si segnalavano conifere di questa specie alte addirittura 142 metri ma di cui si sono perse le tracce. Nel 2007, in California, nel Prairie Creek Redwoods State Park, è stato documentato un peccio di Sitka (Picea sitchensis) alto 96.9 metri.

L’ALBERO PIU’ ALTO D’EUROPA invece è un Eucalyptus diversicolor che cresce nella Mata Nacional Vale de Canas, un tempo Mata do Rei (bosco del re), vicino alla città di Coimbra, in Portogallo: l’eucalipto è stato scalato dal team di Sylvana Alta e tocca i 72.9 metri ed è stato messo a dimora sul finire del XIX secolo (1895). L’albero più alto d’Italia è una douglasia degli arboreti sperimentali di Vallombrosa, nel comune di Reggello (FI) ed è stata misurata in tree-climbing dal team di arboricoltori SuPerAlberi: altezza 62.45 metri.

È di pochi giorni fa la notizia che un team di ricercatori è impegnato nell’ambizioso Redwood Genome Project, voluto da Save the Redwoods League, l’organo che da un secolo si occupa di salvaguardare i redwoods, i resilienti boschi di sequoia sopravvissuti agli abbattimenti ottocenteschi, in collaborazione con University of California e Johns Hopkins University.

SI STA STUDIANDO IL DNA delle sequoie con l’obiettivo di capire come queste piante siano in grado di adattarsi al cambiamento climatico favorendone la conservazione e la rinnovazione. È stato scoperto che le sequoie giganti (Sequoiadendron giganteum) sono dotate di un DNA composto da otto miliardi di coppie o paia di basi, mentre quello delle sequoie costali (Sequoia sempervirens) da ben ventisette miliardi di paia di basi.

Ora, il Progetto Genoma Umano ha sequenziato per la prima volta il DNA umano, attribuendo alla nostra specie, con tutte le sue potenzialità creative e distruttrici, «soltanto» 3,2 miliardi di paia di basi, per un totale di circa ventimila geni.

L’ENORME CORREDO CROMOSOMICO delle sequoie assegna un potenziale adattivo che in natura è stato ravvisato soltanto nell’assolotto, o salamandra di Axolotl (Ambystoma mexicanum), un anfibio che vive in un lago messicano, capace di rigenerare organi danneggiati, quali cervello, polmoni e arti.
Ecco quindi come è possibile che conifere così vaste siano in grado di condurre una lotta perenne a tutti i parassiti e gli agenti atmosferici, occupando uno spazio fisso per due o tremila anni, nei casi più longevi, nonché di raggiungere misure eccezionali, ineguagliate da tutte le altre specie di piante.