«Vivo nel tuo appartamento. Sono venuta qui pochi anni dopo la tua morte. Non ti ho conosciuta, non sapevo qual era il tuo nome, non sapevo nulla di te. Mi hanno lasciato i tuoi mobili, alcuni li ho mescolati con i miei. Ho conservato la tua libreria. A tratti non so più cosa è mio e cosa è tuo». Con queste parole inizia Alba Meloni. Stella nelle mie stanze di Nadia Pizzuti, un documentario biografico in forma di lettera rivolta alla donna che visse per vent’anni nella casa di Testaccio ora abitata dalla regista. Il film è una riflessione sulla coabitazione letterale tra passato e presente, tra l’oggi e l’eredità resistenziale poiché Alba Meloni, nome di battaglia Stella, è stata una partigiana, militante sindacale e del PCI, attiva in giornali come Pattuglia, l’Unità, Rinascita, Noi Donne. Pizzuti intreccia le proprie riflessioni all’indagine sul passato attraverso l’audio di un’intervista in cui Melloni rievocava la lotta partigiana, gli anni in sanatorio, il legame con l’artista Paolo Bracaglia Morante, il rapporto con il partito.

Documenti e fotografie d’archivio corroborano le testimonianze di chi conobbe Alba in anni giovanili – come Gianna Radiconcini e Luciana «Luce» Romoli – e di chi le fu vicino di casa (il giornalista Aldo Garzia) o di militanza, come Emanuele Macaluso. Lo sguardo di Pizzuti percorre i luoghi di memoria della capitale, la lapide alle donne trucidate dai nazisti presso il Ponte dell’industria, il mausoleo delle Fosse Ardeatine, i murales antifascisti di San Lorenzo ma anche i cieli capitolini dove l’occhio si avventura alla ricerca di presenze immateriali.

La regista, che ha un passato di corrispondente Ansa da Teheran e ha firmato altri due documentari (Amica nostra Angela sulla filosofa Angela Putino e Lina Mangiacapre. Artista del femminismo), ha spiegato:«Non sapevo nulla di Alba prima di entrare nell’appartamento, ma sin dal primo momento ho sentito una forte energia pervadere gli oggetti a lei appartenuti. Tra le mura di casa ho trovato una moltitudine di ‘impronte’ che segnalavano il passaggio di una persona con cui avevo parecchio da spartire. Così ho cominciato a interessarmi alla sua vita e a interrogarmi sulle sue scelte politiche e umane, tentando di dare corpo alle emozioni, al coraggio, alle paure di un’eroina qualunque che mi affascinava. La sua vicenda ha risvegliato in me ricordi che appartengono a mio padre e a mia madre, lui che durante la guerra viveva vicino al fronte di Cassino e lei che era bambina quando i nazisti occuparono la sua Parigi. Inoltre, pur appartenendo a generazioni distanti e avendo vissuto esperienze molto diverse, mi accomuna ad Alba la passione politica».

Il film sarà proiettato al Nuovo Cinema Aquila di Roma giovedì 2 dicembre alle 20,30 seguito da un dialogo tra la regista, Sandro Portelli (docente e presidente Circolo Gianni Bosio), Irene Ranaldi (sociologa urbana e presidente ANPI Ottavo Colle) e la partigiana Luciana Romoli. Con loro ci saranno anche il presidente ANPI provinciale Roma Fabrizio De Sanctis e la vice Marina Pierlorenzi.