Mentre da est arrivano i profughi ucraini, sulla rotta che sud si continua a partire. E a morire. «Abbiamo saputo di un naufragio avvenuto il 27 febbraio 2022 al largo di Sabratah. Delle 50 persone a bordo, nessuna è sopravvissuta. Oltre dieci corpi sono stati trovati sulle coste libiche. Il regime confinario Ue uccide ancora le persone migranti», scrive su Twitter Alarm Phone, il centralino che riprende e diffonde gli Sos dei migranti.

La denuncia è di lunedì. Non sono arrivate ulteriori conferme dalle organizzazioni che si trovano sul campo, come l’Unhcr o l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. L’ultimo bollettino pubblicato dall’Oim afferma che dall’inizio dell’anno in corso al 5 marzo sono 192 le morti confermate lungo la rotta migratoria che parte dalla Libia. Altre 2.933 migranti sono stati catturati dalla «guardia costiera» di Tripoli e riportati nei centri di detenzione.

Nel paese nordafricano la situazione politica rimane molto tesa per il conflitto tra due governi: quello di «unità nazionale», capeggiato a Tripoli da Abdul Hamid Mohammed Dabaiba, e quello di «stabilità nazionale», che il 3 marzo ha giurato davanti al parlamento della città orientale di Tobruk sotto la guida di Fathi Bashaga. Quest’ultimo, ex ministro dell’Interno di Dabaiba ma adesso sostenuto dal generale Khalifa Haftar, ha promesso di insediarsi anche nella capitale proprio in questi giorni.

Intanto alcune decine di miglia nautiche più a nord due navi umanitarie attendono l’assegnazione di un porto di sbarco. La Geo Barents naviga con 111 naufraghi a bordo. La metà sono minori e una decina le donne. Vengono soprattutto da Eritrea, Senegal, Costa d’Avorio e Camerun. Sulla Open Arms, invece, le persone soccorse sono 28, tra cui otto minori. La nave si trova davanti alle coste occidentali della Sicilia, al limite delle acque territoriali.

Dall’inizio dell’anno in Italia sono arrivate via mare 5.991 persone. Meno delle 23.872 giunte dall’Ucraina nelle ultime due settimane.