La nave umanitaria Alan Kurdi vaga ancora nel Mediterraneo a cinque giorni dall’operazione di salvataggio che ha evitato l’annegamento di 149 persone. Al momento si trova davanti alle coste siciliane, nei pressi di Trapani. Nella mattinata di ieri ha ricevuto finalmente un rifornimento di viveri e carburante dalla Guardia costiera italiana. Un gesto importante dal punto di vista umanitario, ma che potrebbe essere finalizzato a scongiurare l’ingresso in porto. Nel momento in cui la capitana Bärbel Beuse dovesse valutare un pericolo impellente per la sua nave, infatti, potrebbe dichiarare lo «stato di necessità» ed entrare nel porto più vicino.

LO STABILISCE, per fortuna, quel diritto del mare codificato a livello internazionale quando il dovere di proteggere gli esseri umani, tutti gli esseri umani che rischiano la vita tra le onde, non era stato inficiato dalle retoriche razziste che in questi anni hanno costruito ostacoli sempre più grandi al salvataggio dei migranti diretti in Europa.

«È CRIMINALE rifiutarsi di accogliere i rifugiati che fuggono dalla Libia dove sono imprigionati in lager e torturati», ha tuonato ieri padre Alex Zanotelli. Il missionario comboniano ha accusato il governo in merito al decreto che dichiara l’Italia «porto non sicuro» sostenendo che si è tornati alle politiche dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ha anche fatto il nome del segretario Pd Nicola Zingaretti. «Dando inizio a questo governo aveva promesso discontinuità – ha detto Zanotelli – Sarebbe questa?».

IN CONDIZIONI DISPERATE si trovano intanto ben 259 persone a bordo di quattro imbarcazioni di fortuna partite nei giorni scorsi dalla Libia. Lo denuncia Alarm Phone, progetto che riceve e inoltra le richieste di aiuto dei rifugiati che tentano di attraversare il mare. Due di queste imbarcazioni si trovano nella zona Sar (salvataggio e soccorso) maltese, ma le autorità di La Valletta si rifiutano di intervenire. Intorno alle 18.30 di ieri Malta ha inviato un Navtext ai natanti vicini a una delle due imbarcazioni in pericolo. Evidentemente le condizioni erano disperate. Nonostante ciò La Valletta ha esplicitato che nei suoi porti i naufraghi non sarebbero potuti sbarcare. «Stiamo morendo lentamente, per favore non lasciateci soli» è uno dei messaggi ricevuti e diffusi da Alarm Phone.

IN UN COMUNICATO pubblicato ieri l’organizzazione ha commentato la chiusura dei porti degli Stati costieri: «Le misure applicate per “salvare vite” hanno l’effetto opposto: le persone sono abbandonate nelle situazioni di pericolo in mezzo al mare con il rischio concreto di morire».