A otto giorni dal salvataggio di 13 persone, tra cui 8 minori, la situazione della nave umanitaria Alan Kurdi è ancora in stallo. «Non siamo stati contattati e non siamo implicati nell’incidente relativo a questa imbarcazione», ha dichiarato ieri la vice portavoce della Commissione Europea Natasha Bertaud. Per adesso, quindi, nessun governo europeo ha sollecitato l’organo comunitario ad attivare la procedura per il ricollocamento dei migranti.

Intanto a bordo la situazione continua a deteriorarsi. Nella notte tra giovedì e venerdì un uomo ha provato a gettarsi in acqua. Tentativo scongiurato dall’intervento dei volontari. Per questo è stato successivamente evacuato dalle autorità maltesi. «Questa modalità è molto rischiosa per gli effetti che produce sulle altre persone che sono ancora costrette a bordo», afferma Simon Pompe, portavoce internazionale della Ong tedesca Sea-Eye, che gestisce le missioni della Alan Kurdi. In precedenza erano stati fatti scendere altri due minori per le loro preoccupanti condizioni mediche.

Ieri Sea-Eye ha deciso di ricorrere alle vie legali appellandosi a un tribunale maltese. Chiede che sia stabilita la giurisdizione della Valletta sul caso, affinché il governo si assuma la responsabilità del coordinamento e avvii la ricerca di una soluzione. Il salvataggio, infatti, si è svolto nella zona Sar maltese, dove la Alan Kurdi ha incrociato una piccola imbarcazione in legno che si trovava in difficoltà. Il bordo dello scafo era ormai a pochi centimetri sopra la superficie del mare e nessuno dei passeggeri indossava il giubbotto di salvataggio.

Mentre le autorità maltesi latitano, quelle italiane si sono fatte sentire mercoledì per confermare che le previsioni dei decreti sicurezza restano valide. Quindi niente porto. «Mi aspetto che i ministri Lamorgese, Guerini e De Micheli correggano l’errore. Discontinuità significa via le politiche di Salvini», ha detto il parlamentare del Pd Matteo Orfini