Ha varcato la soglia delle acque territoriali italiane nel pomeriggio di ieri la Alan Kurdi, nave di proprietà della ong tedesca Sea Eye. L’imbarcazione con 88 persone a bordo si trovava in mare aperto da ormai sette giorni. La richiesta di vedersi assegnato un porto sicuro sulle coste italiane, era caduta nel vuoto. Le autorità marittime erano però intervenute per evacuare due donne in condizioni di emergenza sanitaria affinché ricevessero urgenti cure mediche. Per tutti gli altri il travaglio continua, in attesa di un’indicazione del Viminale che stenta ad arrivare.
«Nonostante sia stato trovata una soluzione diplomatica per le restanti 88 persone salvate a bordo della Alan Kurdi, non ci è ancora stato assegnato un porto sicuro. Un altro capitolo oscuro della fortezza Europa» è il messaggio che arriva dalla nave che sosta a una manciata di miglia dalla costa sud-orientale della Sicilia. Una rapida azione del governo è stata sollecitata anche dalle parole del sindaco di Palermo Orlando, che chiede l’assegnazione urgente di un porto sicuro agli 88 naufraghi ancora in mare e aggiunge «A maggior ragione dopo le parole della ministra Lamorgese che ha smontato la polemica degli sbarchi».
Intanto la Open Arms che aveva soccorso 15 persone da un gommone in avaria il 29 ottobre ha ottenuto, proprio nelle scorse ore, l’assenso per il trasbordo dal governo di Malta. Sei uomini, due donne e sette minori sono stati presi in carico dalle motovedette maltesi e portati a terra. Nel frattempo secondo l’associazione di monitoraggio sul Mediterraneo Alarm phone ci sarebbe un’altra imbarcazione in panne con circa 40 persone a bordo nella zona Sar (Search and Rescue) di Malta. L’emergenza umanitaria in mare è aggravata in queste ore da condizioni meteo molto critiche. In diverse regioni del sud Italia è stata dichiarata infatti l’allerta.