J’ai retrouvé Christian B. non è esattamente un documentario sul grande artista francese Christian Boltanski scomparso recentemente a 77 anni, bensì un vero e proprio film realizzato a quattro mani da Alain Fleischer – artista, fotografo, cineasta – e da Boltanski stesso. Chi meglio di Fleischer avrebbe potuto raccontare questa grande figura dell’arte contemporanea, essendo stato a lui legato per oltre mezzo secolo da una forte amicizia, collaborando insieme in diverse occasioni, documentate dagli estratti di ben quattro opere audiovisive che il cineasta ha dedicato tra il 1970 e il 2002 al lavoro dell’artista. Cui si aggiungono altri materiali preziosi su diverse esposizioni allestite nell’arco di alcuni decenni: dal New Museum al Grand Palais, dalla Biennale di Venezia fino alla personale del Pompidou del 2019, commentate dallo stesso artista.

In una conversazione tra Boltanski e Georges Didi-Huberman – nella quale interviene, mentre filma, lo stesso Fleischer – si parla anche di un film mai portato a termine che prevedeva l’incursione di Fleischer a casa di Boltanski in qualsiasi momento del giorno o della notte. Nel portrait infine, vi sono inclusi anche quattro brevissimi film sperimentali realizzati da Boltanski tra il 1969 e il 1970, tra cui L’homme qui tousse e Derrière la porte. Insomma, l’opera di Fleischer è la sintesi di una costante accumulazione di immagini, riflessioni e scambi. È la testimonianza unica su un artista che ha sempre ragionato sul tema della scomparsa e della morte e che, grazie all’estetica dell’archivio, ci viene qui restituito in tutta la sua vitalità.