Alagiee Bobb ha 19 anni, viene dal Gambia. E’ arrivato in Italia nel 2016, dopo aver trascorso molti mesi in Libia, dove ha subito percosse, fame e torture. Il sistema di accoglienza l’ha spedito nel Cas di Gricignano, in provincia di Caserta, gestito da un’Ati formata da tre cooperative: La Vela, Xenia e Prometeo.

A Gricignano ha trovato un altro inferno: voleva tornare in Gambia e invece è finito in coma farmacologico all’ospedale Cardarelli di Napoli con la bocca distrutta e una pallottola conficcata a pochi millimetri dal midollo spinale. Giovedì scorso l’hanno risvegliato, ha perso i denti, la mascella è distrutta e non si sa se parlerà ancora. A colpirlo è stato uno dei soci della cooperativa Prometeo, Carmine Della Gatta.

È il 10 novembre, intorno alle 22. Alagiee è esasperato, ha dolori dappertutto e sospette fratture alla spalla e al ginocchio che nessuno vuole curargli, gli fa male la testa. Prova a dare fuoco alle lenzuola con un accendino, scappa nel cortile della palazzina dove vive con altri 160 richiedenti asilo. I suoi amici spengono il fuoco rapidamente, dalla finestra vedono arrivare un’auto da cui escono due uomini. G

li operatori hanno avvisato Della Gatta che ci sono problemi e lui si presenta con la pistola in pugno. «Ha colpito Alagiee alla tempia con il calcio dell’arma – hanno raccontato martedì gli amici, all’ingresso del Cardarelli -, gli ha spaccato la testa e poi ha esploso un colpo che lo ha colpito alla guancia. Alagiee è caduto a terra e lui ha mirato alla bocca e ha sparato ancora. C’era un lago di sangue. Noi eravamo lì accanto, gli abbiamo urlato “perché, perché hai sparato?” lui ci ha puntato la pistola in faccia e ci ha detto “andate via!”. Poi l’altro uomo l’ha preso e si sono allontanati in auto».

CI SONO voluti circa 40 minuti perché arrivasse l’ambulanza, mentre Alagiee intanto perdeva sangue. La polizia è arrivata dopo i paramedici. Della Gatta si è costituito sabato scorso sostenendo di essersi solo difeso: Alagiee l’avrebbe aggredito armato di una pietra. È finito ai domiciliari poi lunedì la sua posizione si è aggravata: il gip Fabrizio Finamore ha accolto la richiesta del pm, Rossana Esposito, disponendo gli arresti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere in attesa di chiudere le indagini.

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Alagiee voleva solo tornare in Gambia. Nel Cas di Gricignano abitava in una stanza che in origine era un bagno, il suo letto vicino al buco della fecale. Il presidio medico della struttura è in un garage, dentro c’è un lettino e una sedia. All’inizio, raccontano i ragazzi, facevano delle visite che si concludevano con la consegna di un’aspirina o un antibiotico.

Poi anche questa finzione è finita e nel garage è calata la saracinesca. Niente medicine e niente medico. L’unico che parlava inglese e francese era un operatore di origini pachistane, quando non c’era lui c’erano solo italiani che parlano italiano. Non veniva fornita neppure l’assistenza legale nonostante l’Ati incassasse circa 35 euro al giorno a migrante. Il pocket money di 2,50 euro al giorno arrivava a singhiozzo, l’ultimo pagamento a settembre e copriva appena una parte degli arretrati.

I SOLDI però servono: molti hanno solo gli abiti avuti a Lampedusa, poi bisogna comprare il cibo perché quello del Cas spesso ha la muffa o le larve. Così finiscono a lavorare in nero nelle campagne.

Alagiee faceva turni dalle 7 alle 19 per 15 euro al giorno (quando veniva pagato), si era dovuto comprare la bici per arrivare su posto. In primavera un’auto l’aveva investito, gli hanno fatto una radiografia e riportato al Cas senza curarlo. I dolori, dopo la Libia, sono aumentati per il lavoro nei campi e per le contusioni dovute all’urto con l’auto. A giugno, per il Ramadan, aveva chiesto una riduzione dell’orario: gli scagnozzi del capo lo hanno colpito con una bottigliata in testa.

Gli fa male la spalla, gli fa male la testa, chiede soccorso e viene ignorato. «Sentiva di essere vicino alla morte – raccontano gli amici -, voleva tornare in Gambia. Al centro gli hanno dato gli opuscoli del ministero per i rimpatri e poi hanno ripreso a ignorarlo». La scorsa settimana non ne ha potuto più e ha annunciato che «sarebbe andato via da quel posto». Uno degli amici trova Alagiee con le valige in mano, gli chiede cosa stia succedendo: «Non lo so, non lo so» risponde. Subito dopo la fuga nel cortile, gli spari.

IL GIORNO dopo comincia a circolare la voce che Alagiee è pazzo, ha aggredito Della Gatta. Così i compagni del gambiano contattano l’Ex opg Je so’ pazzo a Napoli: si presentano domenica scorsa e raccontano la loro versione dei fatti. Portano le foto che hanno scattato, sono pronti ad aiutare gli avvocati del loro compagno, intanto il Cas è stato chiuso e loro sono stati spostati in provincia di Avellino.

Martedì arriva a Napoli il fratello di Alagiee, Abubakar Bobb, richiedente asilo in una struttura di Reggio Emilia: «Nei giorni scorsi l’ho sentito spesso, si lamentava della mancanza di assistenza medica, diceva che nessuno lo ascoltava. Soffriva molto per le lesioni subite in Libia».

Venerdì a Napoli c’è stata la Marcia degli esclusi, in 5mila hanno sfilato fino alla prefettura: migranti, studenti, precari, disoccupati. In testa al corteo lo striscione per Alagiee.

Alla prefettura, che non li ha voluti ricevere, hanno consegnato un documento unitario, in allegato l’inchiesta dal basso con foto e video sulla gravissima situazione dei Cas in Campania.