Stamattina festa di chiusura a Berlino, ma per l’ultima sera di campagna elettorale, quella di ieri, Angela Merkel ha scelto Monaco di Baviera. A farle gli onori di casa Horst Seehofer, fresco di rielezione a governatore del ricco e popoloso Land meridionale e leader indiscusso della Csu – gemello della democristiana Cdu. Una scelta non casuale, quella della cancelliera: ha bisogno che la regione più di destra del paese si mobiliti per assicurarle la vittoria più larga possibile. Il pericolo da sventare è che gli elettori conservatori, accorsi alle urne già domenica scorsa, domani snobbino un’elezione federale vista – a torto – come già decisa.
Merkel si rivolge alla Germania profonda, rurale, delle città piccole e ordinate: il paese che non soffre la crisi, che si sente sicuro perché amministrato da politici moderati e prudenti, che «a Bruxelles sanno farsi sentire per difendere i nostri risparmi». Un’opinione pubblica non anti-europea, lontana dal nazionalismo di epoche infauste, ma che non è in grado di capire che la «solidarietà tedesca» sta rovinando il Vecchio Continente. È la stessa Germania conservatrice che si affidava, dopo la seconda guerra mondiale, al cancelliere Konrad Adenauer che prometteva: Keine Experimente! Nessun esperimento, nessuna pericolosa «fuga a sinistra». L’economia gira, avanti così.
L’intesa fra Merkel e il bavarese Seehofer messa in scena ieri sera nasconde, però, alcuni punti di frizione. Che torneranno sicuramente a galla da lunedì, nel molto probabile caso in cui i democristiani saranno nuovamente i principali azionisti del governo. La Csu ha fatto dell’introduzione del pedaggio autostradale «per le macchine straniere» una delle sue principali rivendicazioni: «Se noi paghiamo all’estero, allora gli altri paghino qua». Una boutade difesa con la massima convinzione e serietà, dalla quale Merkel ha preso le distanze garantendo che, se sarà confermata, «non verrà introdotto nessun pedaggio per nessuno». Seehofer, da par suo, ha ribattuto che non firmerà nessun accordo di coalizione che non preveda quella misura.
Può sembrare un tema minore ma è fra quelli più sentiti e discussi, per lo meno in Baviera. E la Csu, uscita rafforzata dalle regionali, promette di essere un osso duro anche su altri fronti: la difesa del buono-famiglia con il quale il governo ha regalato soldi ai genitori che scelgono di non mandare i figli all’asilo e i prossimi «pacchetti di aiuti» per la Grecia o altri paesi in crisi. Nel caso in cui a governare sarà una grosse Koalition fra democristiani e socialdemocratici, conflitti e turbolenze non mancheranno di certo.
Alla vigilia del voto, molti osservatori ritengono che il prossimo esecutivo di Berlino sarà retto proprio da un’alleanza fra Cdu e Spd. I sondaggi più recenti suggeriscono che i populisti anti-euro di Alternative für Deutschland (AfD) potrebbero farcela a superare lo sbarramento del 5%: la loro presenza in parlamento renderebbe matematicamente impossibile una maggioranza di governo composta da Cdu-Csu e liberali della Fdp. E un patto fra le forze attualmente al governo e gli euroscettici è stato radicalmente escluso: a farsi sentire sia la vice-Merkel nella Cdu, la ministra del lavoro Ursula von der Leyen, sia il capolista liberale Rainer Brüderle, intervenuti giovedì sera all’ultimo dibattito tv pre-elettorale.
Il responso delle urne, comunque, non è ancora scritto. Se la AfD dovesse mancare di un soffio l’ingresso nel Bundestag, all’attuale maggioranza basterebbero pochi decimali in più per mantenersi in sella. Un altro dei tanti sondaggi che impazzano in queste ultime ore, infatti, mostra una situazione di perfetta parità: 45% per l’alleanza democristiano-liberale, 45% per le forze progressiste di opposizione. Che fra di loro, però, non sono unite. Le divisioni sono note: la Linke è considerata un partner inaffidabile dalla Spd e dai Verdi, nonostante crescano all’interno di queste forze le voci che chiedono di farla finita con la chiusura a sinistra.
Per andare a caccia degli ultimi indecisi, invece, Peer Steinbrück ha scelto l’Assia, dove sarà election day: urne aperte anche per rinnovare il Landtag, il consiglio regionale. Lo sfidante socialdemocratico di Merkel sa che la vittoria nel Land di Francoforte avrebbe grande rilevanza strategica, perché rafforzerebbe la maggioranza progressista nella Camera alta, il Bundesrat. Attualmente Spd-Verdi e Linke hanno 36 seggi su 69. Controllare l’altro ramo del Parlamento significa un potere negoziale molto forte da spendere nelle trattative per l’eventuale grosse Koalition. Che è, salvo clamorose sorprese, il migliore risultato possibile che i socialdemocratici possano attendersi dal voto di domani.