Sono tra le elezioni più drammatiche e sorprendenti che la storia del paese ricordi, ma per molti giovani francesi rappresentano pur sempre la prima prova con il voto. Dopo aver compiuto 18 anni, oltre 3 milioni di nuovi votanti sono stati iscritti sulle liste elettorali in vista delle presidenziali, un numero che rappresenta oltre il 7,4% del totale dell’intero corpo elettorale.

Un’inchiesta del Cnrs di Parigi e una serie di documentari prodotti da France 3, la rete televisiva regionale pubblica d’oltralpe, ne hanno saggiato, ai quattro angoli del paese e nelle più diverse condizioni sociali e scolastiche, non solo le intenzioni di voto, ma anche gli umori, le aspettative e più in generale il rapporto stesso con la politica. Ciò che emerge è il ritratto di una generazione per certi versi sorprendente, attraversata da spinte profondamente innovative ma anche dalla pericolosa tentazione della chiusura su stessi incarnata dall’estrema destra.

In vista del 23 aprile le preferenze dei neo maggiorenni si erano distaccate solo in parte dal risultato poi uscito dalle urne. Con una differenza maggiore, però, vale a dire che Le Pen in questo caso arrivava in testa con il 29%, seguita da Macron al 27%, mentre Mélenchon e Hamon si dovevano accontentare del 15% ciascuno e il candidato del centrodestra Fillon era fermo all’8%. I consensi in favore della leader del Front National ribadivano poi la natura di «classe» dello sfondamento nazionalista con un 44% di sostegni presso ragazze e ragazzi che già lavorano e il 24% negli ambienti studenteschi.

Alla vigilia del secondo turno, una netta maggioranza, 59 contro 41% si esprime in favore di Macron, anche se in molti si dicono incerti sul fatto di recarsi o meno alle urne e altri annunciano di aver già scelto l’astensione. Fortissimo tra questi giovani è infatti il sentimento di delusione e la sensazione che la presidenza di Hollande si sia trasformata in un inganno verso le nuove generazioni. Di fronte agli appelli al voto che si susseguono in queste ore emerge anche una domanda diffusa di democrazia diretta, con il 63% di neo-votanti che ritengono che «su ogni decisione dovrebbe esprimersi il popolo con un referendum».

Quelli che Anne Muxel, la ricercatrice responsabile dell’unità mista del Cnrs e della facoltà parigina di Sciences Po che ha realizzato l’inchiesta, definisce come «i figli della crisi della rappresentanza politica», esprimono però prima di tutto una forte diffidenza nei confronti dei partiti e delle forme consuete dell’agire politico. Una distanza che non si traduce però necessariamente in «un rifiuto della politica», quanto piuttosto, sottolinea ancora Muxel, in una sorta di «nuovo modello di cittadinanza, allo stesso tempo più individualizzata, più espressiva e più critica».

Quanto ai 13 documentari, uno per ogni regione in cui è stato diviso il paese dalla recente riforma amministrativa voluta dall’Eliseo, che France 3 ha cominciato a trasmettere fin dalla metà di marzo, consentono di dare un volto e un nome a questi nuovi elettori. In ogni regione sono stati infatti individuati tre giovani, di diverso orientamento ed estrazione sociale, che raccontano non solo il loro rapporto con la politica, ma anche la loro vita quotidiana le cose in cui credono, i loro progetti e i loro sogni. Il tutto a comporre una sorta di mappa itinerante del volto più giovane e fresco della democrazia transalpina.

Dalla banlieue del nord parigino di Stains dove Sarah, attesa quest’anno all’appuntamento con la maturità, si immagina però già come una dirigente di spicco dei Républicains di Sarkozy, a «U Primu Votu» di Paul, militante nazionalista di Corte, in Corsica, che non si sente rappresentato da queste elezioni. Da Elies che in Auvergne anima una radio comunitaria e sostiene la France Insoumise a Maxence che nel Grand-Est fa la pasticciera e dice di voler votare per Le Pen.

Immagini e racconti di vita accompagnati da un quesito che domenica dovrà trovare una risposta: «Caro nuovo presidente ci è venuto il burn out da politici, quando arriverà il cambiamento?».