«Da oggi i soldi dei contribuenti sono meglio protetti, l’European Public Prosecutor’s Office sorveglierà da vicino la messa in opera del NextGeneration Eu e l’uso dei fondi» nei paesi Ue, cioè dei 1.800 miliardi del piano di Recovery e del bilancio pluriannuale Ue. Lo ha affermato ieri il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, in occasione dell’entrata in azione della Procura europea, un’istanza sovranazionale, indipendente dalla Commissione e da tutte le istituzioni Ue, che ha il compito di lottare contro la frode sui fondi europei e di coordinare le inchieste tra più stati.

La Procura potrà avviare inchieste giudiziarie transnazionali e potrà portare in tribunale i sospetti di corruzione, truffe, riciclaggio. Per l’Iva, per esempio, potrà intervenire nel caso di truffe che coinvolgono almeno due paesi e che riguardano più di 10 milioni di euro (ogni anno i paesi Ue perdono tra i 30 e i 60 milioni di Iva non pagata negli scambi tra paesi). Finora, le inchieste transnazionali erano frenate dai diversi sistemi giudiziari e dalle lungaggini delle richieste di documentazione all’estero.

«Più fondi significa più rischi di truffa» ha riassunto Reynders. La sede della Procura è in Lussemburgo e vi partecipano 22 stati su 27 (Ungheria, Polonia, Irlanda, Svezia e Danimarca hanno rifiutato). Alla testa della procura c’è la magistrata rumena Laura Kövesi, che da tempo lavora all’anticorruzione. Nel collegio siede un procuratore per paese (per ora ne sono stati nominati 20, Finlandia e Slovenia sono in ritardo, in quest’ultimo caso c’è stata una crisi politica che ha portato alle dimissioni della ministra della Giustizia dopo il rifiuto del primo ministro, Janez Jansa, di accettare i nomi proposti dal ministero).

Sono stati anche nominati i procuratori delegati (88 per ora), che sono in numero variabile a seconda degli stati: 4 per la Francia, 11 per la Germania, 15 per l’Italia (dove sono previsti maggiori casi). I ritardi nelle nomine dei procuratori da parte degli stati hanno allungato i tempi per l’entrata in azione della Procura europea, che era prevista per il dicembre scorso. Ma il «momento storico», secondo Laura Kövesi, è arrivato, in tempo per aumentare i controlli sulla gestione del Recovery Fund. Ci sono voluti vent’anni di discussioni per questo passo federale, che alcuni paesi però ancora non accettano.