Arriva a l’epilogo l’era di Alemanno in Campidoglio. Dopo cinque anni segnati da scandali e polemiche, il centrosinistra torna a governare all’ombra del Marco Aurelio, ieri il passaggio delle consegne, in forma privata, che ha ufficializzato l’insediamento di Marino che ha raggiunto l’appuntamento in bicicletta.
Intanto nel centrodestra è tutticontro tutti con la fedelissima ex vicesindaco Sveva Belviso all’attacco del partito, «troppi incompetenti», e con Vincenzo Piso, il potentissimo coordinatore regionale del partito che non esclude dimissioni. La sconfitta dalle parti di via dell’Umiltà era messa in conto, ma non la «batosta».

Comincia ora la vera sfida dell’ex chirurgo prestato alla politica, mentre il centrosinistra discute ancora se la vittoria romana premi l’opzione delle larghe intese o quella del centrosinistra, con la sfida dell’astensione che ha portato poco più di un terzo dei romani alla urne per il ballottaggio. Nonostante tutto la maggioranza consegnata dal voto a Marino è solida. Prima tappa la formazione della giunta, che dovrebbe essere al 50% formata di donne. E allora al via il totonomi con il cencelli in mano: per il ruolo di vicesindaco circola il nome di Patrizia Prestipino, di fede renziana e che ha sfidato Marino alle primarie, per Sel, a cui dovrebbero andare almeno due assessorati, dati per certi l’ex consigliere regionale e assessore Luigi Nieri e la più votata Gemma Azuni. Da diverse parti si sussurra il nome di Umberto Croppi, ex assessore della prima ora con Alemanno e poi traghettato verso il centrosinistra. Per il Pd in ballo ci sono i nomi di Silvio Di Francia, nome di peso nella nomenklatura romana e attivissimo organizzatore della campagna elettorale, quello di Enzo Foschi, che dal consiglio regionale potrebbe arrivare a l’assessorato allo sport.

C’è poi l’incognita dell’ex capogruppo in aula Giulio Cesare, il dalemiano Umberto Marroni, a cui molti chiedono di lasciare il seggio alla Camera per entrare nella giunta, e di due veterani come Paolo Masini e Athos De Luca. Riservatezza sugli assessorati «di peso» come il bilancio, la casa e le infrastrutture. Ignazio Marino dal canto suo fa sapere di avere solo «poche idee» al momento.

[do action=”citazione”]Nel nuovo consiglio comunale scoppia il caso Alzetta, rieletto nelle liste di Sel, dichiarato decaduto per una condanna del ’96[/do]

La giornata è stata poi segnata dalla doccia fredda arrivata dall’ufficio elettorale centrale che ha dichiarato Andrea Alzetta, per tutti «Tarzan», decaduto per «incandidabilità accertata». A Tarzan, al suo secondo mandato, candidato indipendente di Action dentro la lista di Sel e arrivato quarto con più di 1700 preferenze, si imputa una condanna a due anni per degli scontri avvenuti nel centro di Roma nel 1990: un corteo per protestare contra la strage di palestinesi avvenuta ad Al-Aqsa finì in violenti incidenti al Pantheon a cui seguirono denunce e arresti. Un fatto di più di vent’anni fa per cui è stato condannato in via definitiva nel 1996 e che sembra pretestuoso come denunciato dallo stesso Alzetta: «Farò ricorso. I miei avvocati studieranno le carte e prepareranno le contromosse. Curioso che sia proprio io ad essere dichiarato ineleggibilementre i vari Berlusconi, Cosentino e Dell’Utri non lo sono. Sono stato dichiarato ineleggibile per una condanna penale a due anni che divenne definitiva nel ’96 – prosegue – Mi chiedo come mai cinque anni fa sia stato eletto e perché non se ne siano accorti allora». Al suo posto dovrebbe entrare Imma Battaglia, portavoce dell’associazioneDi Gay Project, che gli ha dichiarato tutta la sua solidarietà: «Non mi piacerebbe entrare in consiglio così e mi dispiace molto per Alzetta, il quale spero possa alla fine comunque essere proclamato». Solidarietà arriva anche da Luigi Nieri, sempre di Sel, mentre dal fronte del Pd, per ora tutto tace. Per Sandro Medici, candidato indipendente di sinistra e rimasto fuori dal consiglio, «più che di un’interpretazione giuridica arcigna di un recente decreto legislativo, la mancata proclamazione di Alzetta ha tutta l’aria di essere una ritorsione politica».