Cinquecento militari, due navi (San Giusto ed Etna), un ospedale da campo con 32 posti letto e tre di terapia intensiva, macchinari per la rimozione delle macerie, un elicottero, un team subacqueo specializzato nella bonifica di ordigni esplosivi e un velivolo C-130. Sono questi alcuni dei numeri di “Emergenza Cedri”, la missione del governo italiano giunta a inizio settimana a Beirut per portare soccorso e assistenza alla popolazione civile colpita dall’esplosione di 2750 tonnellate di nitrato di ammonio avvenuta il 4 agosto al porto della capitale libanese.

 

Con i militari è sbarcato anche il ministro della difesa Lorenzo Guerini che, nei suoi interventi, ha ricordato i legami tra Italia e Libano e la presenza, che va indietro di 38 anni (all’invasione israeliana dell’estate 1982) nel paese dei cedri, di migliaia di soldati italiani nel quadro di missioni internazionali di interposizione. In particolare nel contingente dell’Unifil schierato nel sud del Libano al confine con Israele, al momento sotto il comando del generale italiano Del Col.

 

Guerini incontrando il presidente Michel Aoun ha espresso l’auspicio della nascita di un nuovo governo in Libano in grado di gestire la ricostruzione e rispondere alle necessità della popolazione. Al momento la formazione del nuovo esecutivo – in sostituzione di quello guidato da Hassan Diab che si è dimesso dopo l’esplosione del 4 agosto – appare lontana. Aoun ha avviato le consultazioni con i partiti e ieri il leader sunnita Saad Hariri, più volte primo ministro negli ultimi 15 anni, ha escluso di poter accettare un nuovo incarico.

 

Secondo i media libanesi, Aoun esclude che possa essere messo ai margini – come vorrebbero gli Stati uniti, Israele e i governi europei – il movimento sciita Hezbollah (suo alleato) poiché rappresenta una porzione significativa di libanesi ed è una delle principali forze politiche del paese. Il capo dello stato, secondo il giornale online 961, avrebbe chiesto il sostegno dell’Italia per favorire il ritorno nella loro terra dei profughi siriani e in aiuto ai rifugiati palestinesi in Libano.