La montagna ha partorito il topolino. L’altra sera la Knesset ha emendato la legge sull’immigrazione – dopo la bocciatura da parte della Corte Suprema dell’articolo che prevedeva la reclusione fino a tre anni per coloro che entreranno illegalmente in Israele – ma i deputati hanno comunque deciso che gli «infiltrati» saranno «ospitati» per un anno in un cosiddetto «centro di raccolta» – ben lontano da centri abitati – dove riceveranno vitto e alloggio. Si tratta di una prigione mascherata. Anche se il centro avrà i cancelli aperti, i migranti non potranno allontanarsi (né lavorare) e saranno costretti a presentarsi tre volte al giorno di fronte ai responsabili del centro. Il pugno di ferro contro i clandestini, in gran parte sudanesi ed eritrei, perciò andrà avanti come previsto dal governo Netanyahu che il mese scorso ha approvato lo stanziamento nel 2014 di circa 90 milioni di euro per combattere «l’infiltrazione illegale». Per realizzare questo piano il governo aumenterà con 550 nuovi posti di lavoro l’organico nei ministeri della sicurezza interna e del tesoro e nell’Autorità dell’abitazione e immigrazione. L’esecutivo ha approvato anche l’aumento della “ricompensa” (da 1.500 dollari a 3.500) per il migrante che vorrà tornare «volontariamente» nel suo paese d’origine.