È partita con grandi aspettative, martedì scorso, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione governativa della pandemia.

E anche con giustificati timori da parte di Bolsonaro, il quale, pur nascondendosi dietro le solite battute – «sarà un carnevale fuori stagione?», ha ironizzato – starà facendo i conti con il ricordo della Cpi sulle denunce di corruzione contro l’ex presidente Fernando Collor, terminata con la sua destituzione.

E SE IL PRESIDENTE ha già tentato di ostacolare – e si può star certi che continuerà a farlo – i lavori della Cpi, la prima mossa, quella di porre come relatore dell’indagine uno dei suoi alleati, gli è però andata male: l’incarico è rimasto a un oppositore dichiarato, il senatore Renan Calheiros, il quale ha sì assicurato che non ci saranno power point – in riferimento a quello celeberrimo contro Lula presentato dal procuratore della Lava Jato Daltan Dallagnol sulla base «non di prove ma di convinzioni» – ma annunciando al tempo stesso un’offensiva «contro l’agenda della morte e il negazionismo».

«Ci sono colpevoli – per azione, omissione, negligenza o incompetenza – e ne dovranno dar conto: sarà la risposta per recuperare il nostro legame con il pianeta», ha dichiarato Calheiros, ricordando che «i crimini contro l’umanità non sono soggetti a prescrizione» e denunciando la militarizzazione del Ministero della Salute: «militari nelle caserme, medici nella sanità». E se i senatori bolsonaristi si sono già rivolti alla Corte suprema per destituirlo, Calheiros non è sembrato affatto spaventato: «Le intimidazioni, in qualunque modalità verranno, non raggiungeranno il loro scopo».

CHE I SENATORI siano agguerriti, del resto, sta a dimostrarlo anche il fatto che il giorno stesso dell’apertura della Cpi il relatore ha ricevuto oltre 170 proposte relative all’agenda dei lavori, che poi saranno sottoposte alla plenaria: dalla convocazione del ministro della Salute Queiroga e dei tre che lo hanno preceduto (Mandetta, Teich e Pazuello) alla richiesta di informazioni sulla fornitura di respiratori artificiali, mascherine o materiali protettivi, ossigeno e kit per intubazione, sulla disponibilità di letti, sull’acquisizione di vaccini e siringhe, sulla promozione e distribuzione di farmaci dall’efficacia non comprovata, come l’idrossiclorochina, sulle misure di isolamento sociale, sul caos della salute pubblica a Manaus e sulla campagna di comunicazione.

TUTTI PUNTI su cui il governo è stato al centro di feroci polemiche. E che, per di più, verranno trattati da una maggioranza decisamente sfavorevole al presidente, essendo composta da sette oppositori – o comunque senatori non allineati alla maggioranza – e solo quattro bolsonaristi. E di Cpi «storica» ha parlato il suo presidente Omar Aziz, assicurando che «con 400mila decessi, che, nel corso delle indagini, diventeranno 500mila», la commissione «não dará em pizza» (l’equivalente del nostro finire a tarallucci e vino), per quante manovre possa tentare il governo.

NON È MANCATO neppure un risvolto comico, come spesso e volentieri avviene con il clan presidenziale: dopo aver viaggiato in Ceará per turismo in piena pandemia, Flávio Bolsonaro, lo «zero 1», ha avuto l’ardire di contestare l’apertura della Commissione evocando il rischio di contagio. «Dobbiamo celebrare la sua dichiarazione», gli ha subito risposto Calheiros: «Dopo tutto è la prima volta che si preoccupa degli assembramenti. Chissà che non abbia deposto il suo atteggiamento negazionista».