Putin avrebbe dovuto presenziare solo via teleconferenza all’inaugurazione ufficiale di Turkish Stream (30 miliardi di metri cubi potenziali di flusso annui) che già da un mese pompa nelle varie regioni della Mezza Luna gas russo, ma la delicata situazione in Medio Oriente lo ha spinto a volare a Istanbul per poter parlare a 4 occhi con Erdogan di Iran, di Siria e di Libia.

Ma se sui 2 primi punti le distanze tra Russia e Turchia non sono così significative (la Turchia ha trattato già con l’Iran ad Astana con risultati soddisfacenti) sulla battaglia che si combatte intorno a Tripoli le posizioni restano molto diverse. Tuttavia secondo Kommersant «il bellicoso atteggiamento americano nella regione spingerà inevitabilmente ancora di più i capi di Stato russo e turco l’uno nelle braccia dell’altro». La situazione del resto è in grande movimento. La Bulgaria, è forse il paese europeo più filo-americano con la Polonia, ma inizierà a usufruire di Turskish Stream dalla stazione di compressione Strandzha-2 tra pochi giorni ottenendo ogni anno 2,9 miliardi di metri cubi di gas. Grazie al fatto che il gas entrerà ora nel paese dalla Turchia, Sofia sarà in grado di ridurre i costi di transito del 5%.

E non è un caso quindi che il premier bulgaro Boris Boyko abbia iniziato da qualche mese ad ammorbidire i toni con la Russia e ieri in Turchia ha perfino ricordato «gli storici legami culturali tra i due paesi». A breve poi a ricevere il gas russo sarà il turno della Macedonia e infine della Serbia, storico alleato russo. Risalendo l’Europa Turkish stream potrebbe diventare interessante anche per l’Ungheria e l’Italia. A guastare l’aria di ottimismo che si respirava ieri sul Bosforo ci ha pensato Israele con l’annuncio della firma di un accordo intergovernativo (greco-cipriota-israeliano) per la costruzione del gasdotto EastMed che dovrebbe portare gas israeliano in Europa.

Mike Pompeo in aprile aveva già benedetto l’iniziativa affermado che rappresentava il primo passo «per mettere fuori gioco il gas russo in Europa».
L’irritazione più forte per l’iniziativa viene proprio dalla Turchia che ha seri motivi per non apprezzare la mossa di Tel Aviv. Non solo perché potrebbe frenare l’espansione di Turkish stream nel Vecchio continente ma anche perché potrebbe riaprire la contesa con la Grecia per il controllo di Cipro.