L’inviato delle Nazioni unite per la Libia, Bernardino León, crede ancora all’accordo tra Tripoli e Tobruk. La defezione del parlamento della Cirenaica, dopo l’annuncio di una possibile sostituzione dei generali Khalifa Haftar e Abdul Razzak Nazhuri, richiesta da Tripoli, ha portato i negoziatori del premier Abdullah al-Thinni a lasciare i colloqui in corso in Marocco.

Domenica scorsa, León aveva assicurato di aver raggiunto l’accordo quadro tra le due fazioni libiche che dovrebbe essere siglato entro la fine del mese. Ma sono stati i negoziatori di Tobruk questa volta a far saltare il tavolo perché Haftar, ideatore del tentato golpe del 2014, sebbene non goda delle simpatie di al-Thinni, fa parte degli intoccabili per il raggiungimento di un’intesa per la formazione di un governo di unità nazionale. Alla notizia, il premier di Tobruk avrebbe tentato di fuggire a Malta ma sarebbe stato fermato dai militari di Haftar proprio mentre il suo velivolo stava per decollare.

Da mesi che León tenta di presentare l’intesa come dietro l’angolo. «Non siamo mai stati così vicini», ha confermato ieri nonostante i mal di pancia di Tobruk. Eppure perché Tripoli questa volta, dopo il clamoroso forfait della scorsa primavera, firmi l’intesa, aspetta delle concessioni di Tobruk. I negoziatori tripolini avevano fatto sapere che avrebbero presentato una lista di nove punti di richieste di emendamenti al testo definitivo annunciato da León.

Il diplomatico ha aggiunto che una volta raggiunta l’intesa finale «non ci saranno vincitori o sconfitti». Fin qui i veri sconfitti sarebbero state le milizie di Misurata che appoggiano Tripoli. Eppure con l’avvicinarsi di un attacco internazionale anche Tripoli ha preferito scongiurare l’evenienza che si ripeta il grave intervento della Nato del 2011. Di certo se l’intesa non dovesse concretizzarsi in pochi giorni, l’annunciata missione di peace-enforcement, a guida italiana, potrebbe trasformarsi in un nuovo intervento di alcuni paesi europei, sostenuti dall’Egitto, con il conseguente riarmo di Tobruk che fin qui è stato scongiurato alle Nazioni unite, nonostante le richieste della Lega araba. León ha riconosciuto che il divario tra le parti «non è così grande» e può essere facilmente colmato. Il precario parlamento della Cirenaica fin qui non ha ancora votato il testo definitivo, ma singoli parlamentari si sono smarcati dai contenuti dell’intesa finale.

La stampa locale ha confermato che nel vuoto di potere lo Stato islamico (Isis), in alcuni casi sostenuto dagli ex-gheddafiani che faticano a trovare spazio in Libia, continua ad espandersi.

A Sirte, jihadisti arabi e africani avrebbero occupato l’università, dormitori e abitazioni degli insegnati. In operazioni anti-Isis delle forze armate egiziane nel Sinai, si contano oltre 55 morti e decine di armi sequestrate.