Stamattina il ministro del lavoro Andrea Orlando incontrerà in video-conferenza i sindacati Cgil Cisl Uil e Ugl, Confindustria e associazioni da Confapi a Cna, da Confcommercio all’Alleanza Coop per un nuovo round di discussione su una riforma universalistica degli ammortizzatori sociali, sul prolungamento del periodo di cassa integrazione e sul blocco dei licenziamenti che scade il prossimo 31 marzo.

PER IL SEGRETARIO DELLA CGIL Maurizio Landini è necessaria «una proroga per tutti» del blocco dei licenziamenti», visto il perdurare dell’emergenza Covid, «con un percorso che gestisca» per i prossimi mesi il passaggio verso la riforma degli ammortizzatori sociali. È la posizione comune tra i sindacati. Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi «per le aziende che sono soggette a restrizioni e fortemente in crisi è corretto il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione a carico dello Stato. Per chi non ha questi problemi si potrebbe usufruire della Cig ordinaria che pagano le aziende per 52 settimane e senza dover licenziare nessuno. È giusto il blocco dei licenziamenti all’inizio ma al contempo ha chiesto una riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive che è l’unica via per uscire da un blocco che non può essere sine die, oggi siamo di nuovo sotto scadenza e non è stato fatto». Al momento si ritiene che la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti possano essere prolungabili per altri due o tre mesi nella prospettiva di renderlo selettivo e limitarlo ai settori più colpiti dal tentativo di contenere la pandemia del Covid, come ad esempio il turismo e il commercio.

ATTORNO AL TAVOLO virtuale oggi si ricomincerà a parlare, anche dal punto di vista tecnico, la complessa riforma degli ammortizzatori sociali insieme a quella delle politiche attive del lavoro, in realtà già prevista nella legge che ha istituito il cosiddetto «reddito di cittadinanza» (in realtà un sistema di workfare e di sussidi di ultima istanza), mai partito dal 2019. Una commissione di esperti nominata dal precedente ministro del lavoro Nunzia Catalfo ha elaborato una bozza che associa queste politiche alla riforma degli ammortizzatori all’interno di uno scenario ottimistico di crescita e non di stagnazione. Il testo non è mai stata presentato ufficialmente dal dicastero guidato dai Cinque Stelle. Potrebbe essere una traccia per capire cosa il nuovo governo Draghi intende fare.

LA BOZZA DELLA RIFORMA propone di abrogare la Cassa integrazione in deroga, resterebbero la cassa ordinaria e quella straordinaria e cambierebbero le causali che per la Cig diventano tre (dalle due attuali). Tutti dovranno contribuire. Si istituisce una «prestazione universale di disoccupazione» estesa a tutti i settori produttivi e a prescindere dal numero degli occupati (15). Tale «prestazione universale» coinvolgerebbe tutti lavoratori subordinati e parasubordinati, e in particolare i collaboratori etero-organizzati (ad esempio, anche i 60 mila rider considerati dalla procura di Milano come lavoratori para-subordinati ); i collaboratori coordinati e continuativi e, novità rilevante, tutti i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata dell’Inps per i quali è stato approvato a dicembre una poco più che simbolica indennità chiamata «Iscro». Per le partite Iva entro i 35 mila euro di reddito e un tetto Isee, anche delle casse professionali precarie e senza lavoro, potrebbe essere introdotto un nuovo sistema di aliquote che calcola il contributo sulla base del fatturato degli ultimi tre anni. Inoltre si sostiene la necessità di abbassare a 3 mila euro la soglia per l’iscrizione degli autonomi senza gestione previdenziale (le ritenute d’acconto) in modo tale da coprirli con un sussidio. E si prospetta anche di continuare a erogare la prestazione universale, sia pure con importo diminuito, anche nel caso di un lavoro intermittente e precario. La durata potrebbe essere di 12 mesi, ma si tende a parificarla ai 18 del «reddito di cittadinanza» (tale durata è rinnovabile per altri 18). Per i neoprofessionisti da tre anni si propone un «reddito minimo garantito» che scatterebbe se si guadagna meno del «reddito di cittadinanza».

L’ESTENSIONE della tutela universalistica e assicurativa, «selettiva» e non incondizionata come un reddito di base, sarebbe comunque una novità in Italia, paese che ha compreso durante la pandemia quanto macchinoso, frammentario, ingiusto è il Welfare esistente. Sugli 11 milioni di lavoratori che hanno usufruito degli aiuti straordinari stanziati dal «Conte 2», per un costo di 14 miliardi, almeno 5 milioni hanno usufruito di bonus temporanei insufficienti e occasionali.

ANDRÀ VERIFICATO in che modo e in quale misura il nuovo ministro Orlando userà le «linee guida» indicate nella bozza esistente della riforma degli ammortizzatori che, tra l’altro, prospetta l’abolizione della distinzione tra Naspi e DisColl, a favore della misura universale, e la reintroduzione dell’assegno di ricollocazione per i percettori dell’indennità di disoccupazione da più di dodici mesi. A questo proposito dovrebbe essere varata la delibera dell’Anpal per il rilancio di una misura insufficiente che prevede una «dote» fino a 5 mila euro da consegnare alla struttura pubblica o privata che «colloca» il lavoratore.

****CHIARA SARACENO – «Felice e onorato che la professoressa Chiara Saraceno abbia accettato di far parte del Comitato per la valutazione del reddito di cittadinanza» ha scritto ieri su twitter il ministro del lavoro Andrea Orlando.