La spesa sanitaria corrente in Italia nel 2020 è stata in media di 2.120 euro pro capite ma al Nord è stata di 2.139 euro, che salgono a 2.165 al Centro e scendono a 2.046 euro al Sud. Uno scostamento che ha avuto una progressione oscillante: nel 2017 la media italiana era di 1.965 euro pro capite, al Nord andava 1.989 euro a residente, al Centro 2.026 euro, al Sud 1.868 euro. Nel 2018 e 2019 il divario è andato leggermente calando per risalire lo scorso anno. I dati sono riportati nella relazione della Corte dei Conti alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Se guardiamo alla distribuzione per regione, il Molise ha avuto una spesa corrente pro capite nel 2020 di 2.539 euro seguito da Liguria (2.261 euro) ed Emilia Romagna (2.218 euro). Sul gradino più basso la Basilicata con 2.012 euro quindi Campania (2.014 euro) e Calabria (2.029 euro).

La disparità di risorse sul territorio ha un duplice peso. Spiega la relazione: «l servizi sanitari hanno un impatto rilevante sulle risorse pubbliche e sul bilancio regionale con un’incidenza della spesa sanitaria pari a circa l’80% di quella complessiva per la quasi totalità delle regioni e un considerevole peso sulla determinazione del valore pro capite». La Corte dei Conti ammette: «Nonostante il percorso di graduale avvicinamento ai Livelli essenziali, il Sistema sanitario non è in grado di garantire su tutto il territorio un’assistenza uniforme, per quantità e qualità». La dotazione del Fondo di solidarietà è in crescita nella Legge di bilancio 2021 (6,8 miliardi di euro nel 2021; 7,1 miliardi nel 2022 e 7,2 miliardi nel 2023) ma non si colmano divari che si è lasciato crescere nel tempo.

Il federalismo fiscale, che piace al Settentrione e alla Lega, dovrebbe essere applicato solo dopo aver stabilito i livelli essenziali da assicurare su tutto il territorio a difesa dei diritti di ogni cittadino, a prescindere dalla latitudine a cui vive. Ma da quando è stato messo in moto il processo, nel 2009, si è continuato ad applicare il principio della spesa storica che premia i più ricchi. Scrive la Corte dei Conti: «È stato avviato un processo di revisione dei fabbisogni con l’obiettivo di commisurarli a livelli di servizio standard da garantire sul tutto il territorio nazionale. Il principio della standardizzazione dei livelli di servizio ha trovato una iniziale realizzazione con la revisione dei fabbisogni degli asili nido nel 2019 ed esteso alla funzione del sociale dal 2020».

Una rassicurazione che sa di beffa. Primo bando di gara del NextGenerationEu da 191 miliardi: una tranche di 700 milioni è stata destinata a nidi e centri polifunzionali, il 60% alle aree periferiche e svantaggiate del paese. Milano e Torino hanno avuto i finanziamenti, Venafro e Casal di Principe no. Perché? Il bando prevedeva un punteggio maggiore per i progetti cofinanziati dagli enti locali, favorendo inevitabilmente i comuni del Nord.