Hazim Abdelazim ha fatto un errore: ha iniziato a criticare Abdel Fattah al-Sisi dopo averlo apertamente sostenuto. Ed è stato arrestato sabato notte. Ex ministro delle telecomunicazioni sotto Mubarak, nel 2014 era a capo del comitato giovanile della campagna elettorale del generale che pochi mesi prima, con un golpe, aveva deposto Mohamed Morsi della Fratellanza Musulmana.

Al-Sisi è stato eletto e ha inaugurato il regime che conosciamo, fatto di repressione sistematica, arresti arbitrari, attacchi alla stampa indipendente, sparizioni forzate. Abdelazim ha cambiato idea e ha iniziato a criticare il presidente sui social, con un pubblico di quasi 800mila follower su Twitter. Due giorni fa l’arresto, di notte, nella sua casa del Cairo.

La Procura fa sapere che è accusato di aver diffuso «notizie false sugli affari politici ed economici del paese», di aver minato la fiducia del popolo nelle istituzioni e di appartenere a un gruppo illegale. È l’ultimo di una serie di arresti di attivisti e giornalisti compiuti nell’ultimo mese, a poche settimane dalla rielezione (con un’affluenza inferiore al 42%) di al-Sisi.