Da ieri il presidente egiziano al-Sisi è a Parigi, per una tre giorni nella quale rafforzerà le relazioni, già significative, con l’Eliseo del nuovo inquilino Macron.

I colloqui, scrivono i media egiziani, si incentreranno sulla Libia (su cui Parigi ha messo gli occhi mesi fa organizzando un vertice a sorpresa tra i rivali Sarraj e Haftar) e sull’immigrazione illegale.

Si parlerà anche di affari (dodici jet Rafale sono in attesa di essere inviati al Cairo) e dell’allargamento dell’interscambio. Un protagonismo, quello francese, che fece capolino già un anno e mezzo fa: l’allora presidente Hollande sfruttò al meglio la rottura dei rapporti diplomatici tra Italia e Egitto per siglare una serie di affari milionari con al-Sisi.

L’Italia, isolata in Europa sul caso Regeni, ha ricucito (sebbene la frattura non abbia mai investito il business comune). Dopo il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo, nei giorni scorsi si è svolta la prima visita ufficiale del governo italiano in Egitto.

A guidare la delegazione il sottosegretario agli Esteri Amendola che domenica ha detto di aver trovato nella controparte egiziana un’«eguale» volontà di far luce sul caso Regeni. Volontà che agli occhi di famiglia e società civile non si traduce in nulla: di cooperazione giudiziaria c’è ben poco, con i famosi documenti che dovevano arrivare a Roma con il rientro dell’ambasciatore ancora pendenti.

Ieri, intanto, l’italiana Edison e l’egiziana Egpc, riporta Agenzia Nova, hanno messo in produzione il primo pozzo nel giacimento di Abu Qir, Delta del Nilo, una riserva da 1,8 miliardi di metri cubi di gas. Gli affari non si fermano.