Cresce sempre di più l’incertezza in Somalia. Dopo il rinvio delle elezioni presidenziali – previste lo scorso 8 febbraio – e la scadenza del mandato del presidente uscente Mohamed Abdullahi Mohamed detto “Farmajo”, con conseguente vuoto di potere, lo stato del Corno d’Africa è ripiombato nuovamente in un clima di terrore a causa dei continui attacchi da parte dei miliziani jihadisti di al-Shabaab, gruppo affiliato ad al-Qaeda.

Sono almeno tre le persone morte e altre otto sono rimaste ferite nell’esplosione di un’autobomba ieri a Mogadiscio, non lontano dal palazzo presidenziale. «La polizia ha aperto il fuoco su un veicolo sospetto e lo ha inseguito, questo ha permesso a molte persone di allontanarsi e ha limitato il numero delle vittime che l’esplosione del mezzo avrebbe potuto causare» ha detto Abdirahman Mohamed, funzionario delle forze di sicurezza, all’agenzia Afp.

Hussein Sheikh Ali, ex consigliere per la sicurezza nazionale della Somalia e fondatore del think tank Hiraal ha affermato su al-Jazeera che «al-Shabaab sta approfittando del vuoto di potere per lanciare attacchi contro la capitale e alcune aree della Somalia centrale, in zone che sono state relativamente pacifiche per circa un decennio, evidenziando il fallimento del presidente, dell’élite politica somala e della comunità internazionale».

La scorsa domenica, 12 agenti della sicurezza sono stati uccisi da una bomba sul ciglio della strada fuori dalla città di Dhusamareb (Somalia centrale), dove i leader politici si stavano incontrando con il presidente Farmajo nel tentativo di risolvere i disaccordi sul processo elettorale. Intanto da una settimana al-Shabaab sta colpendo alcune aree della capitale con colpi di mortaio.

Questi attacchi vanno a complicare la difficile situazione legata allo stallo politico, dopo che le stesse opposizioni somale hanno dichiarato di «non riconoscere più Farmajo come presidente» e richiesto «un trasferimento pacifico del potere» con la creazione di un «consiglio nazionale di transizione», formato da parlamentari, esponenti dell’opposizione, leader regionali e gruppi della società civile.
L’insicurezza generale alimenta ancor più il rischio di una disintegrazione del paese, a causa anche delle spinte indipendentiste dei sei stati confederali (Puntland, Galmudug, South West State, Hirshabelle e Somaliland e Jubaland), dopo le dichiarazioni di indipendenza da Mogadiscio del Puntland al nord e del Jubaland nel meridione.

In una sessione di emergenza mercoledì scorso il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha avvertito che la Somalia rischia di entrare «in un territorio inesplorato e pericoloso per la sua stessa esistenza, con il rischio di disintegrarsi», se non si trovasse un accordo con tempi precisi per le elezioni. A tale proposito Farmajo ha convocato per questo lunedì tutte le opposizioni e i leader degli stati regionali.