Il Premio Sakharov 2021 per la libertà di pensiero, assegnato ogni anno dal Parlamento europeo come riconoscimento a chi si batte a difesa dei diritti umani, è andato ad Aleksej Navalnyj, leader dell’opposizione politica in Russia. La vittoria dell’attivista, finalista con un gruppo di undici donne afgane e l’ex presidente ad interim della Bolivia Jeanine Añez, è stata annunciata ufficialmente ieri dal gruppo del Partito popolare europeo, che ne ha sostenuto la candidatura insieme a Renew Europe. Alla notizia sono seguite reazioni di rappresentanti dell’Ue e della Nato.

Primo fra tutti il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, che ha parlato di un «giusto riconoscimento del suo lavoro, un monito per il suo immediato rilascio e per un’indagine indipendente» sulle circostanze del suo avvelenamento in Siberia, nell’estate del 2021. Parole analoghe sono arrivate anche dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. «Ha combattuto instancabilmente contro la corruzione del regime di Vladimir Putin, e questo gli è costato la libertà e quasi la vita: il premio di oggi riconosce il suo immenso coraggio», ha detto.

La vicenda Navalnyj è stata a più riprese all’origine di forti tensioni tra Mosca e Bruxelles nel corso del 2020: frizioni che hanno raggiunto il culmine dopo la visita in Russia di Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, a cui hanno fatto seguito l’espulsione di tre diplomatici europei e, pochi mesi dopo, il divieto di ingresso nella Federazione a Sassoli e alla vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova.

L’attivista si trova in colonia penale dallo scorso gennaio dopo essere stato condannato per violazione della libertà vigilata e appropriazione indebita nel quadro del caso Yves Rocher. La filiale russa del gruppo francese aveva infatti denunciato nel 2012 l’azienda logistica di Navalnyj e di suo fratello Oleg per «abuso di fiducia». L’arresto ha avuto luogo dopo un breve processo al ritorno dell’attivista dalla Germania, dove era stato ricoverato a seguito di un avvelenamento in Siberia con l’agente nervino Novichok. Una circostanza che, date anche le analogie con il caso di Sergej Skripal nel 2018, ha messo sotto accusa i servizi segreti russi.