Giovedì mattina i vigili del Comune di Roma hanno sgomberato e sigillato il Rialto Occupato, sede storica di tante associazioni e movimenti, dal Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua ad Attac, dal circolo Gianni Bosio a Transform e altre ancora. Associazioni e movimenti che sono stati e sono protagonisti e parte importante delle vicende sociali e politiche del Paese: per stare al Forum dell’Acqua, basta ricordare che in quelle stanze è nato, più di dieci anni fa, il movimento per l’acqua e li si è preparato e coordinato il grande lavoro che ha portato alla straordinaria vittoria referendaria del giugno 2011.

Lo sgombero del Rialto, purtroppo, non può essere considerato un semplice incidente di percorso della giunta Raggi, ma proviene da elementi ben più strutturali che contraddistinguono l’operato del M5S, dove si sta cimentando con il governo delle città. Da questo punto di vista, la desolante giustificazione dell’assessore Mazzillo, per cui si è dovuto intervenire in quel modo perché così avevano deciso i dirigenti del Dipartimento Patrimonio del Comune sulla base delle pressioni della Corte dei Conti, è, nella sua inaccettabilità, la spia di un approccio di fondo ai temi del governo delle città assai preoccupante.

Quello che proviene da una cultura politica, prevalente nel M5S, del tutto inadeguata ad analizzare i processi sociali e politici reali e, tantomeno, dunque, a provare a gestirli ed indirizzarli. Costruire la propria identità politica semplicisticamente sul binomio «onestà- rappresentanza generica dei cittadini» ha come epilogo, oltre che un regime interno opaco e anch’esso basato sull’ «uomo solo al comando», un’incapacità a leggere i conflitti di classe, sociali e di potere che si sviluppano nel capitalismo della finanziarizzazione e della mercificazione e, alla fine, anche una subalternità nei confronti dei poteri forti. Per rimanere a Roma, nei confronti dei palazzinari per cui si ripercorre la strada fallimentare dell’urbanistica contrattata, e cioè del riconoscimento fondamentale del loro punto di vista e dei loro interessi, e dei soggetti coinvolti nella valorizzazione del patrimonio immobiliare, e cioè nella messa a mercato degli spazi pubblici produttori di cultura, socialità, legami sociali, in definitiva della democrazia.

Modificare quest’approccio e costruire una nuova cultura politica – quella della trasformazione radicale del modello produttivo e sociale in alternativa al capitalismo finanziarizzato – è operazione necessaria e di lunga lena. Che si può fare iniziando a praticare nuovamente i luoghi del conflitto sociale, organizzandolo, connettendolo e dandogli progressivamente nuova rappresentanza politica. Per l’intanto, in relazione alla vicenda dello sgombero del Rialto, sarebbe già utile porre rimedio allo scempio realizzato.

L’assessore Mazzillo annuncia che la giunta capitolina, nei prossimi giorni, ha intenzione di approvare una delibera di moratoria degli sgomberi, in attesa della definizione di un nuovo regolamento delle concessioni degli spazi pubblici. La si faccia in fretta, e non solo per gli sgomberi previsti in futuro, ma anche per riassegnare, perlomeno in via temporanea fino al nuovo regolamento, gli spazi del Rialto alle associazioni e ai movimenti che l’hanno fin qui animato. Sarebbe un modo non solo per ripristinare la legittima situazione precedente lo sgombero, ma, ancor più, facendo riferimento al Forum dell’Acqua, per riconoscere e dare valore al lavoro significativo che il movimento per l’acqua continua a svolgere.

In una situazione complessa, contrassegnata dalla volontà degli ultimi governi e del Pd di non dare corso all’esito politico dei referendum del giugno 2011 e di aprire una nuova fase di privatizzazione-finanziarizzazione dei servizi pubblici locali, incentrata sulle grandi multiutilities quotate in Borsa, il movimento per l’acqua insiste nel contrastare queste scelte, nell’opporsi nei territori ai processi di espropriazione del servizio idrico e del peggioramento qualitativo dell’acqua, nel promuovere iniziative nazionali per ottenere una legislazione coerente con l’esito referendario. Lo faremo anche con una prossima Assemblea nazionale con la quale vogliamo riaprire ed estendere una riflessione che rilanci la nostra iniziativa per tutelare e preservare la risorsa acqua, ripubblicizzare il servizio idrico, costruendo campagne contro la logica predatoria delle grandi multiutilities, rimettendo in campo un’idea di connessione con gli altri soggetti che si occupano dei beni comuni e dell’affermazione di un nuovo modello produttivo e sociale, a partire dai territori.

Sarebbe, infine, per quanto riguarda il M5S, un’opportunità per non perdere definitivamente una delle sue stelle, quella appunto dell’acqua, con l’auspicio che riesca anche a seguire la luce della sua scia, che è, in primo luogo, quella dell’affermazione di un’idea forte e piena di espansione della democrazia e dei soggetti che la rendono possibile. Magari, con riferimento al governo delle città, ispirandosi a quanto farà nei prossimi giorni il Comune di Madrid con Decide Madrid, affidando la decisione su alcune questioni importanti per il proprio futuro all’insieme dei suoi cittadini, sperimentando sul serio la pratica della democrazia partecipativa.

*Forum Italiano Movimenti per l’Acqua