I giordani ieri sono andati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Alle 18, un ora prima della chiusura ufficiale dei seggi elettorali (estesa poi alle 20 dal governo), avevano votato 1 milione e 300 mila dei 4 milioni di elettori. Un percentuale superiore a quella delle elezioni del 2013 ma sempre bassa, a conferma dello scetticismo generale verso un voto dall’esito scontato. Intanto la guerra nella vicina Siria è ripresa con rinnovata violenza ponendo nuove insidie lungo la frontiera tra i due Paesi. Della posizione giordana e delle possibili soluzioni che Amman auspica per la guerra civile siriana abbiamo parlato con uno degli analisti più noti del Paese, Oraib al Rantawi, direttore dell’Al Quds Center for Political Studies di Amman.

La tregua in Siria è a pezzi. La Giordania che ha ospitato i programmi di addestramento Usa dei “ribelli” siriani ed è alleata dell’Arabia saudita, ha adottato negli ultimi tempi una posizione prudente. Se la Giordania potesse scegliere preferirebbe avere nei prossimi anni il presidente siriano Bashar Assad ancora al potere o si augura la sua caduta immediata

La Giordania sa di avere una guerra devastante alle sue porte, e non solo al confine con la Siria, anche con l’Iraq. Sa di essere in grave pericolo e di non aver alcun peso per incidere in quei conflitti. Il futuro della guerra in Siria è nelle mani di altri attori regionali e internazionali: Usa, Russia, Iran, Turchia e Arabia saudita. In questo quadro la Giordania non può far altro che proteggere i suoi interessi vitali e seguire gli sviluppi alla frontiera e per la stabilità del regno. Il punto centrale per i vertici giordani è come evitare che il confine (con la Siria) si trasformi in una base per i terroristi di al Nusra (al Qaeda) o dell’Isis.

Quindi Assad al potere rappresenta una garanzia per la sicurezza della Giordania

Amman e Damasco non sono mai andate in luna di miele, non sono un mistero le differenze tra le leadership dei due Paesi. Allo stesso tempo per oltre 40 anni la Giordania ha convissuto con gli Assad al potere. Quindi se deve esserci un cambiamento alla guida della Siria dobbiamo essere certi che non provochi un peggioramento della situazione. Molti di quelli che si oppongono o combattono Assad sono peggiori di lui. La Giordania, posso dirlo con estrema chiarezza, non vuole vedere al potere in Siria i leader di Jaysh al Islam, al Nusra o Daesh (Isis).

Una Siria spaccata in più parti spaventa la Giordania

Certo, senza alcun dubbio. L’interesse della Giordania è vedere una Siria unita, con alla guida un governo in grado di garantire stabilità e sicurezza. Amman non desidera che la Siria si trasformi in una marionetta nelle mani di qualche potenza regionale come la Turchia, lran o l’Arabia saudita. Si augura l’inizio di un vero negoziato che porti al più presto, anche domani, la pace. Perchè la soluzione pacifica della crisi siriana significherebbe anche la fine dell’assedio in cui di fatto in cui vive la Giordania, chiusa a nord e a est con la Siria e l’Iraq e anche a ovest con Israele. Oggi il Paese può guardare all’esterno solo attraverso il Golfo di Aqaba e, con difficoltà, la frontiera con l’Arabia saudita. Questo non è più sostenbile, anche perchè sta avendo un impatto forte sull’economia nazionale.

Riassumendo, se Usa e Russia imporranno alle parti in guerra un accordo che preveda la permanenza al potere di Bashar Assad, la Giordania darebbe la sua approvazione

Sì, senza alcuna esitazione. Occorre tenere presente che nonostante i rapporti conflittuali, la Giordania non ha mai interrotto le relazioni diplomatiche con Damasco. Non ci sono più gli ambasciatori ma le ambasciate dei due paesi restano aperte e ci sono voci di contatti segreti tra i servizi di sicurezza delle due parti. La permanenza di Assad al potere non è l’opzione migliore per la Giordania ma se questa soluzione permetterà il ritorno della calma nella regione e garantirà le frontiere del nostro Paese, allora (la Giordania) sarà pronta ad approvarla. Non ho alcun dubbio.

Parliamo adesso dei palestinesi. La Giordania ribadisce che non accetterà mai di essere lo Stato dei palestinesi e che la creazione di uno Stato di Palestina sovrano resta l’unica soluzione possibile. Sul terreno però le cose vanno in un’altra direzione. La soluzione dei “Due Stati”, Israele e Palestina, è superata di fronte all’espansione incessante delle colonie israeliane nei Territori palestinesi occupati. E qualcuno ora torna ad ipotizzare una confederazione tra Giordania e ciò che Israele lascerà ai palestinesi della Cisgiordania

Questa è la soluzione che piace a Israele perchè si realizzerebbe a spese dei palestinesi e della Giordania. La nascita di uno Stato palestinese sovrano è un interesse nazionale (del regno hashemita) perchè è l’unica garanzia di protezione dell’identità nazionale della Giordania dove i palestinesi già compongono la maggioranza della popolazione. Israele, è evidente, non ha alcun intenzione di mettere fine all’occupazione dei Territori (palestinesi) compiuta 50 anni fa e cerca un modo per liberarsi della popolazione palestinese conservando allo stesso tempo il controllo del territorio. Ecco perchè si riparla di opzione giordana e di una confederazione. La Giordania però non asseconderà mai questo disegno.