La guerra civile siriana e l’avanzata dei gruppi di ispirazione qaedista minacciano da anni la fragile stabilità politica del Libano. Da sempre influenzato dal vicino regime di Damasco, mai come negli ultimi quattro anni di conflitto il paese dei Cedri ha pagato il prezzo di un pericoloso contagio settario.

Poco tempo è passato dal massacro di Arsal, nell’agosto scorso: centinaia di miliziani del Fronte al-Nusra, formazione qaedista di opposizione al presidente Assad, entrarono nella città libanese, uccisero 42 civili e 17 soldati e catturarono una trentina di poliziotti e militari. Domenica un nuovo attacco ha avuto come teatro la valle del Bekaa, in Siria, lungo la frontiera con il Libano. Target del Fronte al-Nusra è stato Hezbollah: dieci miliziani del Partito di Dio sono stati uccisi dopo che centinaia di islamisti hanno attaccato alcune basi del movimento libanese nella regione siriana di Qalamoun e nella città di Nahleh Secondo fonti locali, al-Nusra ha tentato di prendere la città di Baalbek, a maggioranza sciita.

Ne abbiamo parlato con il professore palestinese Tariq Dana, analista del think tank Al-Shabaka.

L’avanzata dei gruppi qaedisti contro Hezbollah possono influenzare la fragile stabilità libanese?
I movimenti jihadisti in Siria e nel resto del mondo arabo hanno sempre espresso antagonismo nei confronti di Hezbollah e dell’Islam sciita in generale. Stanno attuando agende regionali e occidentali che puntano all’indebolimento di Hezbollah e, per estensione, di ogni possibile influenza iraniana nell’area. Per questo è necessario chiarire chi vince e chi perde dalla guerra a Hezbollah e la destabilizzazione del Libano. I vincitori sono Israele, i suoi alleati occidentali, l’Arabia Saudita e i paesi del Golfo e ogni attore regionale che si sente minacciato dall’esistenza di forme di resistenza nella regione. Gli sconfitti nelle aggressioni jihadiste sono l’Iran, Hezbollah, la Siria e la resistenza palestinese. L’obiettivo nella destabilizzazione del Libano è quello di allontanare il Partito di Dio dalle sue basi a sud del Libano e costringerlo ad entrare in guerre per procura volute dall’Occidente.

Ad attaccare nei giorni scorsi è stato il Fronte al-Nusra, ma in futuro il Libano potrebbe assistere ad un’avanzata dell’Isis?
Questo è certo. Lo Stato Islamico o suoi affiliati sono già presenti in Libano con un obiettivo chiaro: indebolire Hezbollah e le istituzioni libanesi. Un attacco potrebbe arrivare a breve. Se accadesse, le conseguenze sarebbero gravi e un’eventuale conseguente escalation potrebbe condurre ad una sorta di guerra civile all’interno di un contesto dettato da un fragile e settario sistema politico.

Al Nusra ha chiesto di trattare direttamente con il governo di Beirut: scambio di prigionieri e corridoio umanitario per far visita alle famiglie nei campi profughi libanesi, per non commettere altri attacchi. Ma la realtà dei fatti è diversa: esercito e governo non hanno il controllo del confine che ha invece Hezbollah.
Esercito e governo libanesi sono molto fragili ed erano incapaci di controllare i confini già da prima della crisi siriana. Il coinvolgimento di Hezbollah in Siria è stato un passo necessario a prevenire una minaccia grave al resto del Libano. Tuttavia, da anni gli analisti avvertono di un possibile contagio, da sempre dipendente dalla Siria. Quello che avviene a Damasco, avrà di sicuro ripercussioni nel paese dei Cedri.