Sfogliando le bozze di intesa fino a ieri segrete tra lo stato e le regioni del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia-Romagna sembra che il ministro più generoso nella devoluzione di competenze e fondi sia stato quello dell’Istruzione. Proprio quel Marco Bussetti che qualche giorno fa ha negato che al sistema scolastico meridionale servano maggiori finanziamenti: «Vi dovete impegnare forte, questo ci vuole: impegno, lavoro, sacrificio, impegno e sacrificio». Detto fatto. La «secessione dei ricchi», come Gianfranco Viesti ha ribattezzato il regionalismo differenziato, inciderà pesantemente sull’istruzione.

VENETO E LOMBARDIA avranno potestà legislativa in campi numerosi e decisivi: organizzazione del sistema educativo regionale; modalità di valutazione; alternanza scuola-lavoro; rapporti di lavoro del personale dirigente, docente, amministrativo, tecnico e ausiliario; programmazione dell’offerta formativa e della rete scolastica; fondi per il diritto allo studio. L’Ufficio scolastico regionale e gli Uffici d’Ambito Territoriale saranno trasferiti alle regioni, come il fondo per l’edilizia scolastica. In Emilia-Romagna, invece, l’accordo dovrebbe valere soprattutto per l’istruzione tecnico professionale ed escludere le assunzioni.

«È FALSO che stipendi diversi fra regione e regione incentiveranno il personale, che concorsi regionali favoriranno la stabilità – afferma Francesco Sinopoli (Flc Cgil) – È vero invece che il diritto all’istruzione non sarà più universale, che si bloccheranno la mobilità professionale e lo scambio culturale». Sul piede di guerra anche i sindacati di base. L’Usb annuncia un presidio a Montecitorio per domani contro «un progetto di separazione il cui vero scopo è mantenere il gettito fiscale all’interno delle regioni del Nord in assoluta violazione del principio di redistribuzione». Unicobas scuola e università convocano uno sciopero con manifestazione il 27 febbraio.

TRA I CINQUE STELLE è intervenuta solo Rina De Lorenzo che nei giorni scorsi ha condannato la creazione di scuole di serie A e B. Con questa intesa, però, il partito che ha fatto incetta di voti al Sud invece di cancellare la Buona scuola di Renzi darà il via libera a una «Bona scòla» in salsa leghista doc.