Adriano Olivetti e Enrico Mattei erano diversi ma entrambi «usarono» l’architettura per raggiungere i loro scopi. Il primo, nativo di Ivrea da padre ebreo e madre valdese ha coinvolto i migliori architetti italiani a realizzare il progetto politico di comunità, dalle case operaie agli asili. Mattei, industriale controverso, è legato alla corsa al petrolio per ritagliare un ruolo da protagonista all’Italia nel dopoguerra.
La vacanza è il tema che li accomuna. Entrambi sono fautori della villeggiatura per tutti, operai e dirigenti, al mare e in montagna. Nel 1954 Annibale Fiocchi con Ottavio Cascio realizzò la colonia a Marina di Massa per i figli dei dipendenti Olivetti. Lo stesso fece Mattei con la montagna quando incaricò Edoardo Gellner di progettare a Corte di Cadore il villaggio Eni, proprio a partire dal 1954. Olivetti non si limitò al mare ma anche alla montagna in Valle D’Aosta, a Brusson, sede della colonia progettata da Claudio Conte e Leonardo Fiori tra il 1960 e il 1964.

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LA VILLEGGIATURA non si esaurì con le colonie, che già il fascismo aveva individuato come la rappresentazione della sua ideologia. Nel dopoguerra furono costruiti ex novo luoghi di villeggiatura che prima non esistevano. Avvenne in Liguria con la speculazione borghese della Pineta di Arenzano, messa in atto da Ignazio Gardella e Marco Zanuso, alla quale si contrappose l’invenzione del luogo Torre del Mare, comune di Bergeggi, progettata da Mario Galvagni dal 1954, senza dimenticare la Punta Ala di Walter Di Salvo.
Le architetture per le vacanze sono per la gran parte case unifamigliari e ville, mentre le colonie estive e invernali, promosse dalle industrie, sono minoritarie. In Cadore, Gellner avviò il progetto attraverso una pianificazione urbanistica dettagliata, dal verde fino all’interramento della rete elettrica.

Il villaggio Eni fu realizzato seguendo la morfologia del sito, un approccio esemplare di una architettura che si fa paesaggio, nella stessa modalità che Galvagni applicò a Torre del Mare. erano previste la costruzione di seicento case unifamigliari ma ne furono realizzate un terzo, una colonia per cinquecento bambini, un campeggio per duecento ragazzi, alberghi, impianti sportivi. Gellner reinterpretò la casa cadorina attualizzandone il linguaggio con l’inserimento della falda unica, pannelli di cemento in facciata, infissi e balconi in legno. La sperimentazione del legno avvenne nel progetto del camping. Piccole strutture con tetto a due falde formavano un triangolo in sezione, sollevate da terra su basamenti di pietra, mentre Colonia e Chiesa (realizzata con Carlo Scarpa) dialogavano con la sezione delle montagne circostanti, soprattutto il monte Antelao.

Oggi il Villaggio Eni è proprietà del gruppo Minoter che ha condiviso il progetto Borca a cura dell’associazione Dolomiti Contemporanee, una serie di strategie e azioni per valorizzare attraverso le arti visive questo straordinario luogo. A Brusson la Colonia viene costruita dopo la morte di Adriano Olivetti ma incarna i suoi principi: aperta alla luce e al paesaggio, è un luogo dove poter andare a sciare in inverno e respirare l’aria buona in estate.

I SOGGIORNI ESTIVI AL MARE e in montagna erano nati negli anni 30, sotto la direzione di Camillo Olivetti, per far partecipare i bambini a una esperienza di vita comunitaria in autonomia, anche rispetto alle rigide regole delle colonie Fiat raccontate da Laura Curino in una nota pièce teatrale. A Marina di Massa, Annibale Fiocchi progettò la colonia per centoventi bambini all’interno di una pineta arretrata rispetto al mare e sospesa su pilotis. Ma è il paesaggio circostante in cui è immersa a rendere quel luogo incantevole, dove l’architettura si disvela lentamente.

NEL CASO DI ENI E OLIVETTI si pone il problema della conservazione nel tempo delle architetture. Se a Brusson la riconversione in centro sanitario per disturbi mentali impedisce il degrado, a Borca di Cadore permangono le case unifamigliari private e l’ambizioso progetto di Dolomiti Contemporanee. A Marina di Massa, il fallimento della società che aveva la gestione post olivettiana, ha determinato un crescente degrado nell’assenza delle istituzioni pubbliche.
Eppure, questi patrimoni immobiliari, difficili da gestire a causa delle grandi dimensioni, potrebbero continuare a vivere come colonie garantendo ancora quella accessibilità alla vacanza che Mattei e Olivetti, con lungimiranza, offrirono a migliaia di italiani.