Un missile lanciato nella mattinata di ieri dal territorio yemenita sarebbe stato intercettato dal sistema di difesa saudita mentre sorvolava la città di Najran. I frammenti caduti su un’area residenziale della città di confine avrebbero ferito un cittadino indiano. Diversa la versione fornita dall’agenzia di stampa yemenita Saba, controllata dagli Houthi, secondo cui il missile ha invece colpito una base della Guardia nazionale saudita a Najran, provocando morti e danni.

Sia come sia, è il secondo attacco missilistico degli Houthi contro l’Arabia Saudita dopo quello avvenuto tra il 25 e il 26 marzo scorso che ha messo nel mirino diverse città del regno degli al Saud, compresa la capitale Riyadh. Un lancio coordinato, nel terzo anniversario del conflitto scatenato dalla coalizione a guida saudita contro gli Houthi e la popolazione civile yementita, che ha provocato anche una dura presa di posizione del Consiglio di sicurezza dell’Onu contro i ribelli sciiti che hanno preso il potere a Sana’a. Anche in quell’occasione i missili sono stati intercetatti e distrutti dal sistema di difesa saudita, ma i frammenti caduti al suolo hanno provocato la morte di un cittadino egiziano e il ferimento di altri due. Il 30 marzo un altro missile, lanciato verso la provincia meridionale del Jazan, è stato neutralizzato, portando a 104 – secondo fonti saudite – il numero dei missili balistici lanciati dagli Houthi, tutti abbattuti.

Alla coalizione araba a guida saudita che continua a minacciare rappresaglie contro l’Iran, accusata di fornire i missili ai ribelli houthi, risponde il presidente del Consiglio rivoluzionario supremo dello Yemen, Mohammed Ali al-Houthi attraverso l’agenzia iraniana Irna: quali missili iraniani – dice – si tratta di «aggiornamenti di vettori fabbricati in Russia e Corea del Nord». E costituiscono «un atto di autodifesa»: finché la coalizione continuerà a bombardare lo Yemen «continueremo a utilizzare tutti i mezzi disponibili contro gli invasori». Di più, ha aggiunto al-Houthi, «con la tecnologia iraniana saremmo già a Riyadh,