L’obiettivo di Renzi è quello di chiudere la lista dei ministri in 24 ore. Ottenuto l’incarico da Napolitano domani mattina, il nuovo presidente del Consiglio aspirerebbe a tornare al Quirinale già lunedì con l’elenco di 12 ma più probabilmente 14 o 15 ministri del suo primo governo. Almeno metà donne, tra le quali Emma Bonino, confermata alla Farnesina. Quella della ministra degli esteri sarà una delle non poche conferme rispetto al governo Letta. Il Nuovo centrodestra non cambia la sua squadra, anche se di certo perderà un paio di ministri  – uno solo (Quagliariello) considerando che De Girolamo è già fuori. Probabile che Lupi e Lorenzin manterranno gli incarichi, il primo ai trasporti e la seconda alla salute. Più difficile per Alfano confermare gli interni, ai quali del resto si è dedicato assai poco. Per il viminale il segretario del Pd pensa a un fedelissimo, di vecchia data come Graziano Delrio (promosso dagli affari regionali) o di recente fedeltà come Dario Franceschini che va premiato con uno spostamento in alto: lascerebbe i rapporti con il parlamento. Per quell’incarico assai delicato sarebbe perfetto l’attuale vicepresidente della camera Roberto Giachetti, renziano di grande esperienza parlamentare che oltretutto lascerebbe un posto al vertice di Montecitorio che potrebbe gradire la minoranza Pd. Che invece non aumenterà la sua rappresentanza al governo, malgrado il contributo decisivo dato all’affossamento di Letta: resterà Orlando all’ambiente in rappresentanza dei giovani turchi. Alle riforme è data quasi per certa la responsabile della materia nelal segreteria del Pd, Maria Elena Boschi, che perà potrebbe essere trasferita alla giustizia (è un’avvocata) se si dovesse fare spazio alle riforme a Franceschini. Per via Arenula si fa con insistenza il nome di Michele Vietti. Quasi sicura la rappresentante di Scelta civica Giannini all’istruzione, anche un po’ di più la democratica «di rito atlantico» Pinotti alla difesa. Difficile la sostizione di Cecile Kyenge all’integrazione. Per ultimi i ministeri «pesanti». Lucrezia Reichlin in testa nella corsa all’economia, leggermente svantaggiato l’amministratore di Luxottica Andrea Guerra che potrebbe dirottare sullo Sviluppo. Al quale ambisce anche Carlo Calenda che però occuperebbe l’unico posto destinato ai  montiani. Al lavoro sembra destinato l’economista Tito Boeri anche se resiste la candidatura di Fabrizo Barca, che però potrebbe tornare all’integrazione dov’è già stato con Monti.