Il successo dello sciopero nazionale dei trasporti pubblici e nella logistica indetto venerdì scorso dai sindacati di base riuniti nel coordinamento nazionale degli autoferrotranvieri (Cub trasporti, Cobas lavoro privato, Adl Cobas e Si Cobas, Sgb e Cambiamenti M410) non è piaciuto al governo.

Ancora ieri il ministro dei trasporti Graziano Delrio e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni hanno ribadito l’intenzione di modificare le regole del diritto di sciopero e quelle sulla rappresentanza sindacale. Un’offensiva contro quelle che Gentiloni ha definito «sigle spesso ultra-minoritarie» protagoniste del «venerdì nero» dei trasporti, in particolare a Roma. Gentiloni ha invitato «gli altri sindacati» a dire «di non condividere» questi scioperi. Poi ha precisato: «È un argomento delicato da non affrontare con l’emotività». La stessa con la quale il governo, e la sua maggioranza, hanno usato per attaccare i sindacati di base negando i contenuti dello sciopero e contrapponendo i lavoratori ai cittadini che ne hanno subìto i disagi.
Delrio è stato diretto: «Non possiamo rimanere ostaggi di minoranze; è necessario regolare la rappresentanza, cioè chi ha diritto di indire lo sciopero». E ancora: «Non è possibile che si proclamino scioperi a prescindere con rappresentanza del 10% dei lavoratori». Delrio ha fatto appello al parlamento dove ci sono le proposte Sacconi, Damiano e Ichino. Dopo il «la» dato da Renzi venerdì, probabilmente infastidito per il 90% delle adesioni allo sciopero nell’Ataf a Firenze, sembra che il governo voglia andare alla resa dei conti con i sindacati di base. Del tutto rimosse le ragioni della protesta: sblocco dei contratti nel trasporto pubblico e nella logistica, contro le privatizzazioni dei servizi pubblici e i «nuovi voucher» e un piano diverso per Alitalia.

Dal palco di piazza San Giovanni ieri la leader della Cgil Susanna Camusso ha tirato il freno: «Non abbiamo né proclamato né condiviso le ragioni della protesta, ma non ci piace l’attacco al diritto di sciopero. Ricordo che è un diritto costituzionale in capo ai singoli lavoratori anche se organizzato collettivamente. Il governo faccia la legge sulla rappresentanza e per questa via determinare chi ha rappresentanza e credibilità fra i lavoratori».

«Davanti a questo affondo del governo saremo pronti a rispondere – afferma Alessandro Nannini (Cobas lavoro privato, Ataf) – Vorrei innanzitutto rispondere a chi, come Delrio e Gentiloni, crede che noi scioperiamo il venerdì per motivi strumentali. Dovrebbero informarsi meglio, il sabato e la domenica i mezzi circolano e noi lavoriamo sempre, non ce ne andiamo in vacanza». Perché, allora, questa reazione così emotiva? «Lo sciopero ha fatto paura al governo – risponde Nannini – Le affermazioni della segretaria della Cisl Furlan [che ha giudicato lo sciopero «incomprensibile e dannoso», ndr.] sono gravissime. Lo sciopero è un diritto dei lavoratori che hanno bisogni, ragionano e decidono di conseguenza. I mezzi pubblici, fino a prova contraria, sono ancora guidati da uomini e donne e non ancora da robot. Ieri queste persone hanno fermato le maggiori città. A Firenze non direi che siamo minoritari. E, se anche lo fossimo? Vogliono distruggere le minoranze che hanno diritto a manifestare tanto quanto altri? Insomma, se siamo così minoritari perché hanno paura?». Sulla stretta annunciata dal governo Nannini sostiene che «la frammentazione degli scioperi a cui assistiamo è dovuta a una normativa che li argina e impedisce a una protesta di essere efficace fino in fondo.».

«Purtroppo si creano disagi alle persone, però se non si affrontano i problemi con il conflitto ci troveremo con un trasporto pubblico ridotto a poco o niente – afferma Gianni Boetto (Adl Cobas) – La novità politica di venerdì è la ricomposizione delle lotte nel trasporto delle persone e delle merci. Gli scioperi hanno attraversato la penisola. Tentativi di limitare il diritto dei lavoratori a li vediamo a Padova dove, con la complicità di Cgil, Cisl e Uil, si cerca di applicare alla grande distribuzione le norme sui servizi essenziali. Il nostro sciopero ha fatto emerge un nodo politico importante in questo paese: i lavoratori hanno diritto di farsi rappresentare da chi vogliono. In risposta si vuole fare il contrario: impedire che la rappresentanza sostanziale sul lavoro coincida con quella formale. Ora sembra che vogliano impedire anche l’esistenza di una rappresentanza sostanziale dei lavoratori lì dove i sindacati confederali non ci sono o sono minoritari».