La prima cosa che ci è venuta in mente quando è arrivata la notizia del Leone d’oro alla carriera per il Teatro che sarà assegnato nel corso della Biennale dal 20 luglio al 5 agosto a «RezzaMastrella» è stato immaginare cosa da questo spunto inventeranno per il loro prossimo spettacolo. L’inventiva artistica di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, indomita e senza padroni, autofinanziata e non per pochi è stata premiata con un riconoscimento che li raggiunge prima di iniziare la tournée di febbraio, ospiti della residenza d’artista al Polo universitario della città di Prato a incontrare gli studenti e con gli ultimi spettacoli a Bolzano (7-14-21-28 l’8 febbraio), Pitecus a Botticino (il 9) e Riccione (il 10), Fratto X a Venaria Reale (il 24).

Sono spettacoli per tutti, ragazzi, nonne, soldati, impiegati: basta essere stati anche solo una volta sotto il tendone o a teatro per accedere a un fantastico mondo di fan, ora anche raccolto in vari paesi (Madrid, Parigi, Mosca, New York).
Un binomio che si inoltra su territori misteriosi di cui Antonio Rezza quasi sempre unico attore in scena è l’elemento atletico e spiazzante, laboratorio mobilissimo di un linguaggio che raccoglie la quotidianità e raggiunge ogni limite possibile, Flavia Mastrella erede di un futurismo artistico vitale, costruisce gli altri muti personaggi che sono gli abiti mobili, le scene in diretta comunicazione, il colore stesso del racconto.

Due presenze autonome in scena, in cui una è di ispirazione all’altra o macchina da guerra per iniziare una ricerca lunga e laboriosa. Da dove mai possa scaturire la comicità dirompente, sfrenata, da quel sofisticato congegno produttivo è il vero nucleo della loro creatività.
È un teatro che raccoglie esperienze fotografiche, espositive, cinematografiche (da Escoriandoli a Milano via Padova, letterarie (tra gli ultimi Clamori al vento del 2014) o meglio tutte queste strade, ognuna percorsa con prodotti sorprendenti, lavorando sui luoghi comuni da stravolgere, principi da individuare e frantumare.

Nel 2013 hanno ricevuto il premio Hystrio e il premio Ubu, nel 2016 il premio Napoli, nel 2017 a Montecitorio ricevono l’attestato di unicità nella cultura e il premio Ermete Novelli.
Il Leone d’argento delle nuove promesse è stato attribuito alla compagnia Anagoor fondata da Simone Derai e Paola Dallan a Castelfranco Veneto, laboratorio aperto, con Patrizia Vercesi, Mauro Martinuz, Giulio Favotto con altri professionisti che ne sottolineano la struttura di collettivo.