Atteso da settimane, ora al capezzale delle Acciaierie arriva Marco Carrai, che non è un manager siderurgico ma, complice una consolidata frequentazione con Virendar Bubbar, ha conosciuto Sajjam Jindal e ne ha curato lo sbarco in Italia. Ora lo storico braccio destro di Matteo Renzi è stato scelto dal colosso indiano dell’acciaio per occupare, soprattutto, il ruolo di plenipotenziario di Jsw Steel Italy nei rapporti con le istituzioni e il mondo della finanza. Non sarà infatti amministratore delegato, e non curerà gli aspetti ambientali e della sicurezza. Ma sarà protagonista delle trattative sulle garanzie finanziarie che con tutta probabilità saranno chieste al governo. E in parallelo lavorare su un ingresso di Cassa depositi e prestiti nella società, come ipotizzato sia dal ministro Stefano Patuanelli che dalla sottosegretaria Alessia Morani.
La grande incognita resta comunque il piano industriale. “Anche l’eventuale sostegno di Cdp è subordinato a un progetto industriale credibile e realizzabile – ricordava nei giorni scorsi Massimo Braccini che guida la Fiom Cgil Toscana – e siccome sono passati due anni senza un programma per produrre acciaio con nuovi forni elettrici, il piano industriale deve arrivare al più presto”. Da parte sua Carrai, intervistato sul dorso toscano di Repubblica, ha anticipato: “Il piano industriale sarà in tre parti. La prima per mettere in sicurezza l’azienda con investimenti per aumentare l’efficienza e per il miglioramento produttivo, partendo dagli impianti esistenti. La seconda fase si occuperà di ampliare la gamma di prodotti, e la terza di tornare a fare acciaio”.
Per certo la situazione alle Acciaierie è insostenibile, da anni. Dei tre laminatoi sta funzionando, a singhiozzo, solo quello per le rotaie, e su quasi 2.000 addetti il 70% almeno è in cig. Per giunta l’azienda non sta pagando i fornitori, come denuncia la Cna della Val di Cornia, contribuendo ad aggravare le condizioni di un indotto raso al suolo dalla sostanziale inazione di Jsw Italy. Così l’associazione Camping Cig tira le somme: “Sono ormai passati oltre venti giorni dalla riunione con il ministero e della riunione successiva dove Jindal avrebbe dovuto portare il proprio piano industriale, che ad oggi proprio non si vede. Intanto lo stabilimento sarà quasi completamente fermo per tutto luglio. Basta con Jindal, torni lo Stato in prima persona”.