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Al Campidoglio per la libertà di comunicazione

Ri-Mediamo La rubrica settimanale a cura di Vincenzo Vita

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 9 maggio 2018

Si è tenuta ieri al Campidoglio la giornata dedicata alla libertà di comunicazione (World Press Freedom Day 2018), promossa da «Ossigeno per l’informazione» insieme all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Erano presenti interlocutori internazionali: da Mehdi Benchelah dell’Unesco, a Ricardo Gutiérrez segretario generale della federazione europea dei giornalisti; ad Antonio Guterres dell’Onu e a Dunja Mijatovic commissaria per i diritti umani del consiglio d’Europa, con videomessaggi.

E sono intervenuti alcuni dei protagonisti della lotta concreta per un diritto sempre più vilipeso e compresso (a parte le inquietanti posizioni nelle classifiche di settore dell’Italia, oggi alla casella 46).

Federica Angeli e Paolo Borrometi, testimoni di quanto è rischioso raccontare la verità tenendo la schiena dritta, a Ostia come in Sicilia e come in tutte le zone ad alta densità criminale, hanno portato la loro testimonianza lucida e mai doma.

Così Corinne Vella, direttrice della rivista Taste&Flair e sorella della blogger assassinata a Malta Daphne Caruana Galizia.

Esempi di vita vissuta, rappresentanti di una categoria professionale travolta dalla crisi e dalla precarietà, esposta alla violenza dei grumi incontrollati di poteri lasciati colpevolmente proliferare.

E giungeva la notizia, durante il dibattito, dell’ennesima aggressione alla borgata Romanina di Roma verso i cronisti della trasmissione della Rai «Nemo». Ancora una volta.

La discussione, coordinata da Mario Morcellini, è stata conclusa dal segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna.

Numeri drammatici: nel 2017 – ha ricordato in apertura la sindaca Raggi – 3.603 professionisti hanno ricevuto minacce e Gutiérrez ha ricordato che ben 160 sono i cronisti detenuti nelle carceri turche.

Del resto, Alberto Spampinato – ideatore con Giuseppe Mennella di «Ossigeno» – ha sottolineato la questione cruciale.

Censure, ammazzamenti, minacce, querele temerarie da tempo non sono un’emergenza, bensì la fisiologia di un universo considerato ormai scomodo.

Il divorzio tra una politica debole e poteri al contrario forti e baldanzosi ha leso le fondamenta dello Stato di diritto, di cui la libera informazione è il perno cruciale.

Le minacce rimangono impunite per il 99%, ancorché con puntualità abbia preso posizione il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Roma Giovanni Salvi.

In tale clima, che il direttore dell’Agcom Marco Delmastro ha chiamato «chilling effect» (la riluttanza ad esercitare un proprio diritto per paura), servono scelte nette, con un vero movimento culturale, evocato da Morcellini, pur con le difficoltà espresse dal direttore della Federazione degli editori Carotti.

Tuttavia, per rimuovere almeno una parte dei rischi che corre il «diritto dei diritti» sono indispensabili norme finalmente ispirate ad uno spirito di riforma.

In tal senso sono stati significativi proprio i discorsi introduttivi, sia del presidente dell’Agcom Cardani sia della Presidente del Senato Casellati.

Il primo ha offerto un quadro cognitivo allarmante, quanto all’ impoverimento e alla perdita di certezze, ribadendo un impegno diretto dell’Autorità.

La seconda carica della Repubblica ha scosso la platea con un’ interessante apertura. Con nettezza, infatti, ha parlato dell’urgenza di abrogare l’attuale desueta normativa sulla diffamazione, a partire dall’abolizione del carcere.

Bene, tanto per l’autorevolezza della fonte, quanto per la pervicace opposizione del centro-destra ad ogni revisione per ben quattro legislature.

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