Sempre più rappresentate ma anche con sempre meno potere. Alla fine dell’epoca di Angela Merkel cresce il numero di donne elette nel Parlamento federale, eppure la presenza femminile conta sempre poco nonostante i roboanti slogan dei partiti sulla parità di genere.

La candidata dei Verdi, Annalena Baerbock, è stata “commissariata” dal co-leader Robert Habeck nella conduzione dei negoziati, al punto che il segretario di Fdp, Christian Lindner non la nomina nemmeno più nelle conferenze stampa congiunte. La numero uno della Spd, Saskia Esken, che ha vinto l’ultimo congresso grazie alla sua svolta a sinistra, è stata offuscata dall’aspirante-cancelliere, Olaf Scholz, rappresentante della corrente di destra, nonostante l’ex ministro abbia perso le primarie. Mentre le due storiche delfine di Merkel sono già da tempo fuori dai giochi politici nella Cdu: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, conta solo a Bruxelles e Annegret Kramp-Karrenbauer, segretaria-lampo dei democristiani prima di Armin Laschet, è finita nel dimenticatoio anche se da lei dipendono tutt’ora niente meno che le forze armate. Ma sta per finire anche l’era di Alice Weidel come guida “diversa” di Afd: resta la co-leader del partito ma le redini sono già tirate dal collega Tino Chrupalla, rappresentante della Sassonia, la roccaforte elettorale rimasta immune dal crollo subito alle urne.

TUTTAVIA IL NUOVO Bundestag-monstre è sempre più rosa con 255 deputate su 735 eletti (34,7% rispetto al 30,7% del 2017), anche se «siamo ancora molto lontani dalla parità» come denuncia l’ex presidente Cdu del Parlamento, Rita Süssmuth, tra i 43 firmatari della “Dichiarazione di Berlino” che mira a fissare per legge la proporzione femminile nell’Aula federale come nei Landtag regionali e nei Consigli comunali. «A valutare il risultato delle elezioni e le alleanze sono ancora una volta i maschi che hanno già rivendicato i ministeri più importanti nonostante non si sia ancora formato il governo» sottolinea Süssmuth.

IN OGNI CASO il numero di deputate rappresenta il record dal 1949. Spiccano i Verdi con 69 (58,5% del Gruppo), la Linke con 21 (53,8%) e la Spd con 86 (41,7%), mentre i liberal-conservatori rimangono un blocco a trazione maschile: nella Cdu-Csu le donne sono appena 46 (23,5%), fra i liberali solo 22 (23,9%) e nella delegazione di Afd si devono accontentare dello strapuntino di 11 seggi (13,3%).

Un salto comunque in avanti, anche se in nessuno dei 16 Stati federali, compresi i Landtag rinnovati nell’ultimo anno, le parlamentari raggiungono la maggioranza: dal 43,9% di Amburgo al 21,8% della Sassonia-Anhalt.

In pratica l’unica vera rivoluzione sociale al Bundestag è incarnata dalla massa di giovani, mai così tanti. Quasi un terzo dei nuovi deputati è under-40: un record rispetto alla scorsa legislatura quando non superavano il 15%. Anche se nella fascia di età 18-24 sono solo lo 0,8% (4 Verdi e 2 socialisti), tra i 25-29enni il 5,9% e tra i 30-34enni l’8,5%. Abbassano comunque molto la media ora pari a 47,5 anni, tenuta alta soprattutto dal Gruppo di Afd: la delegazione degli ottuagenari in cui siedono Alexander Gauland (80 anni) e Albrecht Glaser (79).

Ma pesano non poco anche i 79 anni del presidente del Bundestag, Wolfgang Schäuble, che lascerà la carica appena la Spd avrà eletto il suo successore, come spetta al più grande Gruppo parlamentare.

L’ALTRA SVOLTA STORICA sono gli 83 deputati (11,3% del totale) caratterizzati dal cosiddetto background migratorio con almeno uno dei genitori senza il passaporto della Bundesrepublik. Cinque anni fa erano solo l’8,2%. «Dimostra che c’è stato uno sviluppo positivo nella rappresentazione della diversità – spiega Deniz Negriz, direttore del Consiglio federale per l’Integrazione – e ciò che conta anche più è il numero maggiore di afro-tedeschi e turchi». In testa alla classifica svetta la Linke con il 28,2% dei suoi 39 parlamentari di origine straniera, mentre il fanalino di coda rimangono i democristiani con l’insignificante quota del 4,6%. Dati alla mano, insomma, il partito della cancelliera Merkel già passata alla Storia come “amica dei migranti” ne ha eletti perfino meno degli ultra-nazionalisti di Afd.